10/10/21
Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!»
(Mc 10, 21)
“La terza settimana è uno dei periodi più importanti dello sviluppo umano perché in essa avviene la formazione dei 3 foglietti germinativi, con la gastrulazione, e poi la suddivisione dei foglietti nelle principali aree organo-formative del corpo.
La gastrulazione comincia verso il 15° giorno di sviluppo, quando alcune cellule dell’epiblasto migrano dalla periferia verso l’asse centrale e, incontrandosi, formano un ispessimento chiamato linea primitiva. La comparsa di quest’ultima determina la direzione antero-posteriore (o cefalo-caudale) dell’embrione.”
3 foglietti. 3 come la Trinità. 3 come passione, morte e risurrezione. 3 come le parti che ci compongono, secondo San Paolo e i Padri della Chiesa: corpo, psiche e spirito.
3 come gli obiettivi che Padre Giovanni Marini ci ha scritto riguardo al percorso “Àmati! Smetti di far del male al tuo corpo!” dello scorso anno e che qui stiamo riprendendo e approfondendo: pervenire a un “io” forte, un’autostima compiuta e un “sé” ben strutturato. E ancora, il pregare il corpo per cambiar nome (Gen 32, 28-29), rinascere dall’alto (Gv 3) e costruire la casa sulla roccia (Mt 7).
E siamo all’ingresso della seconda tappa. Questi 21 giorni, infatti, stanno in mezzo, fanno da ponte: chiudono l’accogliere, il riconoscere e il ringraziare il Padre per il dono del proprio corpo (chiudono per modo di dire perché tutto il percorso è sempre attuale e da rimettere in pratica ogni giorno…) e aprono a quello sguardo nuovo che ha Lui su di noi, sulla nostra vita, sul nostro corpo.
Una cosa interessantissima che possiamo sottolineare all’inizio è come avviene la gastrulazione: le cellule migrano dalla periferia al centro.
Come dire: dal superfluo all’essenziale. Prosegue questo cammino di spogliazione, di liberazione da tutto quello che non è Centro.
Oggi Gesù chiede al giovane di ricco di mollare tutto per seguirLo. Chiede l’esclusiva. Il Centro è Lui. È quel Padre che ci fissa negli occhi, ci ama e ci invita alla Libertà. È quel Padre che anche noi siamo chiamati a fissare con lo stesso sguardo.

La crescita di questo centro, di questa “linea primitiva”, avviene in modo cefalo-caudale, cioè da capo a piedi. Da Cielo a Terra. Questo perché è importante? Perché il punto di oggi è che Dio ha uno sguardo speciale sul nostro corpo: l’ha progettato come Suo Santuario, come luogo in cui abitare, come tempio dove dimorare in mezzo a noi. Il corpo di ognuno di noi e il Corpo formato da tutti noi messi insieme.
Il nostro corpo è il santuario di Dio! E qui vi invitiamo ad andare a ripescare la pagina dello scorso anno per trovare ciò che vi serve!
“Sia la linea primitiva che il nodo di Hensen sono regioni dove le cellule migranti dell’epiblasto proliferano, cambiano forma e poi si invaginano all’interno del disco embrionale.”
Quindi vediamo come prima c’è una riunione generale verso il centro, per mettere la giusta priorità. Da lì c’è una crescita, una proliferazione, un cambiare forma. Si va in espansione, dal poco al tanto.
Questo ci racconta l’agire di Gesù con i discepoli, l’agire di Dio con noi. Prima cerca la relazione, punta al “poco”, non al numero, alla massa. Quando va alla folla, parla sempre in modo personale a ognuno, per cercare la relazione con ognuno. Non parla a una folla tanto per farsi vedere o fare numero.
Cerca il Centro, cerca il Padre, Lui per primo. Si ritira spesso in preghiera da solo. E poi chiama a sé le persone, per mettere semi di Parola nel cuore che poi prolifererà da sola, a suo modo, a suo tempo. Per darci forma.
Dal caos all’ordine. Proprio come per la Creazione (vi ricordiamo il libro l’arte di ricominciare di Don Fabio Rosini, dal quale abbiamo preso spunto per la prima settimana del nostro viaggio).
Da un “ammasso” di cellule che cercano di mettersi insieme preparando il terreno (seconda settimana) a un corpo che si riordina sotto 3 foglietti che daranno forma e senso a tutto.
Qui davvero si inizia a essere formati, con un’identità ancora più precisa. Ci viene dato un nome. Una vocazione. Una chiamata specifica. Un Essere. Grazie a una continua diffusione a macchia d’olio delle cellule che andranno a differenziarsi per i vari tipi di tessuti e ruoli da svolgere.
Questo è il corpo e sarà il corpo. Questo è il Corpo di Cristo. Tanti in uno, uniti in uno stesso Centro, alimentati da una stessa sorgente, con vocazioni differenti e tutte necessarie al buon funzionamento dell’organismo.

Qual’è la nostra azione concreta che il buon San Francesco ci ha suscitato proprio all’inizio di questa terza settimana, nella sua festa del 4 Ottobre, e che ci ha portato qui, inseriti nel Vangelo di oggi?
Liberarci di altre 3 cose (torna sempre, eh?😁) che si stavano rivelando zavorre per la nostra famiglia. Per la nostra vocazione, per il nostro innesto nel Suo utero, per questo progetto, per la diffusione del messaggio che il Signore ci sta affidando tramite esso.
I 3 social di proprietà di Facebook. Abbiamo deciso di mollarli e di concentrarci su 3 (ovviamente!!!!) “posti”, “luoghi”, perché crediamo a San Francesco: meno ma meglio. Povertà. Poche cose ma ben mirate e fatte al meglio che si può, con Cristo, per Cristo, in Cristo!
Cureremo il sito web, la vera casa di “Un corpo mi hai dato”, il nido dove tutto è iniziato, tutto è contenuto, così come il corpo è la casa di Dio. YouTube per poter caricare le dirette e i video che abbiamo visto, in questo primo anno, essere un canale nel quale riusciamo a esprimere ciò che siamo, a darci da mangiare (con pur sempre il limite del virtuale)! E Telegram + mail per comunicazioni e interazioni più personali.
Perché? Proprio per cercare di incarnare quanto detto sopra:
Scovare quel poco che può farci sperimentare la parte finale del Vangelo di oggi.
Gesù gli rispose: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.”
Mc 10, 29-30
Cercare le persone, le relazioni, come casa di questo progetto, come famiglia per cooperare alla costruzione del Corpo di Cristo. Senza paura di togliersi. Da dove?
Togliersi dai “riflettori social” che puntano soltanto a farti apparire in un certo modo e a farti raggiungere tot followers, finendo, così, per scambiare una persona con un numero in più o in meno da aggiungere o togliere alla tua lista. Tu per gli altri sei i follower che hai. E gli altri, per te, diventano quello. Non c’è identità vera, autentica. Possiamo anche non crederci o pensare che se siamo bravi e controllati non arriviamo fino a quel punto, però (purtroppo, perché se ne parliamo è perché ci siamo cascati) è la realtà dei fatti. Chi comanda sono loro e come hanno impostato l’algoritmo per arrivarti al cervello, non i nostri timidi o meno timidi sforzi di volontà per usarli in modo intelligente. Possiamo resistere un po’ ma poi ci caschiamo tutti. Come le altre dipendenze. È una cosa che va sul corpo, sono reazioni chimiche e ormonali che non comandiamo noi.
E oggi siamo qui, con gli effetti collaterali che ci siamo resi conto essere anche sullo scontrino del nostro umore, convinti di essere bravi e immuni.
Rabbia, nervosismo, tic di accensione e spegnimento degli schermi per vedere comparire una notifica, aggiornare una pagina, scorgere un like in più. Ti alzi la mattina e pensi che post pubblicare, sei in giro con la tua famiglia e pensi a che foto fare per una stories. Roba che può sembrare banale o che sottovaluti, ma alla lunga, anche noi che siamo sempre stati attenti e distaccati, abbiamo iniziato a pagarla. E i nostri figli ci sono stati da guida, perché è tempo rubato a loro.
Abbiamo avuto la nostra durata, il nostro tempo lì. C’è un tempo per ogni cosa. Ci siamo chiesti di nuovo: dove vogliamo andare? Ci servono ancora questi social? Possiamo fare con meno? Con che obiettivo?
L’obiettivo è far vivere Lui in noi, è far andare Lui in giro, non noi. Ci siamo resi conto che non potevamo essere ovunque, perché se sei ovunque, in fondo, non sei davvero con nessuno. E questo, quindi, può avvenire solo “a macchia d’olio”, grazie alla vostra condivisione, se vi stiamo facendo del bene!
Viaggiare leggeri, lontani dagli idoli di questo mondo, puntando al Centro, a ciò che è essenziale e arrivare al Padre tenendo lo sguardo fisso su di Lui e basta. Scegliere è rinunciare a qualcosa al quale siamo attaccati, legati, affezionati.
Abbiamo capito che San Francesco ci stava chiamando a uno step ulteriore per questa nostra missione. Abbiamo affidato a lui il nostro progetto e perciò questa scelta è un atto di fede, non un ragionamento umano. Perché fosse stato solo per noi, avremmo continuato così. Ma ci è stata data la grazia di farci una domanda, quella sera. (Nella diretta su YouTube raccontiamo cosa è successo il 4 Ottobre).
Contro ogni logica umana o quello che sarebbe “conveniente” per il mondo, perché “se stanno tutti lì ci devi essere anche tu”. Dato che è una frase più che sensata, che ha le sue ragioni e che abbiamo seguito per tutto questo tempo, possiamo riconoscerci nella risposta del giovane ricco…“queste cose le abbiamo già osservate”. Questa frase l’abbiamo già testata, vissuta. Ci siamo già stati, ci siamo già pocciati le mani dove stanno tutti, abbiamo già fatto conoscere il nostro messaggio…e tanti di voi ora ci conoscono grazie ai social! Perciò non è un rinnegare o uno sputare sul piatto dove abbiamo mangiato, ma voltare pagina, guardare oltre. Cambiare sguardo sul modo di evangelizzare e lasciarsi trasfigurare per assumere una forma che…agli occhi umani, non è comprensibile, o almeno non del tutto.
L’altra obiezione potrebbe essere perché ora? Si potrebbe tenerli ancora e poi vedere…
E allora…perché non ora?
È proprio nell’ultimo periodo che abbiamo notato stranezze, in noi e sui social stessi, che ci hanno fatto chiedere tutto ciò. San Francesco è arrivato al tempo giusto, ovviamente 😉.
Un atto di fede, non un ragionamento. Che ha l’oggi come momento per farlo. Non ieri, non domani.
Un’esperienza personale che condividiamo, non una morale o un invito a fare come noi.
È la chiamata per “Un corpo mi hai dato” OGGI, dentro a questo Womb divino, non per forza la chiamata di tutti. Proprio perché ognuno è differente e allo stesso tempo necessario. Se sbagliamo, Qualcuno ce lo farà capire!!😅chi vivrà vedrà!
Quindi una bella migrazione di tutti noi verso il Centro! Se vogliamo guardarla in questa scelta, una migrazione delle nostre energie e contenuti verso un centro, ciò che in questo momento per noi è da tenere, eliminando la periferia. Proprio come hanno fatto le cellule. Per poi, come loro, proliferare e crescere, grazie al vostro aiuto, personale, unico, diretto.
Dal poco al tanto. È una promessa di Amore, che scommette sul tempo e non sul divorare numeri di gente sconosciuta, oggi, di colpo, di fretta. Come la natura ci insegna. Con calma, a suo tempo.
Il Signore non chiede passi troppo grandi o fuori dalla tua portata in quel momento. È sempre tutto graduale, come nella gastrulazione, che ci sono diverse fasi, nelle quali questi 3 foglietti embrionali si sviluppano, crescono. Nasce il sistema nervoso, la circolazione primitiva, gli abbozzi del cuore che inizierà a battere proprio nella settimana che segue.

Ogni parte che si forma è destinata a dare vita a organi molto diversi tra loro.
Dio, Padre, ci chiama per nome. Oggi più che mai. Per un progetto d’amore unico, solo tuo, scritto nella tua essenza.
Ti lasci chiamare così da questo Padre?
Ti lasci guardare così, da questo Padre?
Ti lasci regalare una forma nuova, da questo Padre?
Un abbraccio amici!
Lele&Mery&co
Ps: approfondimento sulla menzogna nella comunicazione veicolata dai social e compagnia