A chi chiedo la vita?

Ciao a tutti! Riguardo a ira, avarizia e desatellizzazione…oggi è la vostra Mery a scrivervi due righe!! Allacciate le cinture!

Vi è mai capitato di trovarvi ingarbugliati sempre nelle stesse dinamiche mortifere?
Di trovarvi periodicamente schiacciati in situazioni tossiche?
Ti eri detto che basta non avresti più ceduto a quel ricatto emotivo. Basta, in quella situazione non voglio trovarmi più. Sono arrabbiato, rancoroso, stanco, confuso.
Non è possibile che, ancora una volta, io sia cascato in questo loop.
Eppure. Eppure ci sei. Oltre il tuo limite, di nuovo. Ancora a discutere con tuo marito, con tua moglie, con il tuo fidanzato/a, compagno/a.. sempre su quella stessa stupida cosa.
Ancora una volta senti rabbia, forse vorresti urlare o scappare, provi frustrazione e pensi di essere in gabbia, non ne uscirai mai.
C’è una buona notizia per te, Qualcuno ti sta lanciando una corda dall’alto, puoi uscire da questa fossa buia, ma non puoi farlo da solo. Tutto quello che umanamente potevi fare l’hai forse già fatto, o forse stai sbagliando mèta, non hai guardato nel profondo: credi di dover nuotare fra le onde e stai usando un salvagente per scalare una montagna. Stai continuando a fissare la nuda roccia in cerca di un appiglio.
Fermati. Guarda su.

Per tanto tempo sono stata arrabbiata con i miei genitori. Più guardavo nel mio passato più c’erano mostri che venivano fuori da dentro di me, da quei ricordi dolorosi, da quel sentirmi sola.
E poi puff: senso di colpa. Davanti a loro continuavo a riproporre lo stesso copione, le stesse dinamiche, la stessa malata ricerca di vita. Che confusione.. soprattutto quando ci sono di mezzo i nipoti! Ne risente la coppia, la famiglia, la serenità. Ero in un’oscillazione continua fra la mia bambina interiore e la donna adulta (matura?), fra la rigidità del sempre no e la lassità del sempre sí.
No, non voglio rivangare qui, ancora una volta, il passato.
Ma voglio dirti un’altra cosa. Quel passato va guardato, la tua vita ti sta urlando che qualcosa non va. Lo sta facendo il tuo partner, i tuoi figli… ma soprattutto il tuo corpo. Smetti di scappare. Ormai l’ha capito anche il muro che c’è qualcosa che non va, datti la possibilità di fermarti e ascoltarlo. Basta con i falsi moralismi con cui copriamo le emozioni che sono nel nostro cuore.
Sì, perché, davanti alla nostra fragilità e nudità, davanti al tema della famiglia d’origine, tendenzialmente le strade sono due:
1- negare: i miei gggenitori sono persone fantastiche, non mi hanno mai fatto mancare niente
oppure
2- hanno fatto quello che hanno potuto con i loro strumenti, non posso dirgli niente, sono cresciuto bene lo stesso…
ma, intanto, dentro di te scava la rabbia, si annida la sofferenza, ben sotto il tappeto arde un bracere che nell’inconscio non si spegne.
Se fai parte, come me, della terza categoria, quella che finalmente si è arrabbiata e non sa come fare a gestire questo tsunami, tendenzialmente arriva il genio di turno (si, scusate, perché veramente a volte la lingua starebbe così bene a riposo in mezzo ai denti, magari si attivano le orecchie e l’empatia) che ti ammazza definitivamente: eeeeh ma DEVI perdonare, non sai cosa dice il quarto comandamento?.. e io resto impietrita. Cornuta e mazziata.
Cioè sono sbagliata perché sono arrabbiata e sono sbagliata perché non perdono. Bingo! Questo è un bel laccio demoniaco a doppia mandata. Sì lo so, vi avevo detto che c’era una bella notizia. Arriva, pazientate ancora un attimo. Anzi, un po’ ve l’ho già anticipata: è un laccio demoniaco, appunto, non la verità! E qual è la verità?

La verità è che Dio ci ha donato un corpo, ha soffiato in noi la vita, ha messo dentro di noi emozioni, sentimenti, un cuore fatto per amare. Siamo stati creati per essere amati e amare. Tutto quello che viviamo dentro di noi può essere un trampolino di lancio verso il cielo o un masso che ci schiaccia a terra. A noi la scelta, siamo amati e, quindi, liberi. Il problema è che noi non sappiamo davvero cos’è questa libertà, perché non ci lasciamo amare da Dio… Ci illudiamo che basta stare alle regole, eseguire i doveri, essere bravi bambini per ottenere in cambio quello che vogliamo.. e finiamo catapultati nella parabola del Figliol Prodigo: pretendiamo giustizia, facciamo quello che “dobbiamo” e ci arrabbiamo perché pensiamo che il vitello grasso non sia per noi. “Quel che è mio è tuo” dice il Padre, sii figlio non schiavo, amato non servo! E, invece, continuiamo a chiedere vita a chi non ce la può dare! Alle cose, al lavoro, al benessere, al cibo, agli amici, ai genitori. E facciamo un bel buco nell’acqua. Perché niente e nessuno può darci la vita, solo il vero Padre può.

Ma il perdono non è, per l’appunto, un DONO? Puoi auto donartelo?…
Dove voglio arrivare? Provale quelle emozioni, sono sante! Sante perchè ti parlano del “di più” per cui esisti! Il punto non sta nel giudicarti se le provi e come le provi, perchè non sei responsabile di questo! Arrivano e basta e puoi solo provarle e ascoltarle! Sei, invece, responsabile di cosa ne fai dopo! Portale a Gesù, consegnale a Lui e lasciati insegnare da Lui cosa c’è nascosto sotto e come viverle in Lui! Perché sei stato creato per la bellezza, ci sei per amore non tagliartene fuori! Stai dentro a quelle ferite, guardale, lasciale parlare! Tu non devi perdonare, non è compito tuo, non è una prova di forza. Non ce la farai mai se credi di fare tutto te, è questo che Dio sta provando a dirti, in tutti i modi, tramite il tuo corpo che ti manda mille segnali che gridano: stop! Lasciati amare! Torna figlio!

Sai qual è il vero modo per onorare il padre e la madre? Tagliare il cordone ombelicale, dire “Grazie e arrivederci, io sono stato pensato per l’Eternità vado a viverla.. e pure voi siete chiamati a questo! Siamo fratelli nello Spirito, la carne e il sangue sono superati”.
Lasciati stupire da Dio, quel modello genitoriale che hai interiorizzato fa acqua da tutte le parti e questa è una benedizione, perché ti porta ad uscire dalla tua zona comfort per cercare la Vita Piena! Stai male ed è normale, sano, fisiologico..
Nella gravidanza ad un certo punto il bambino non può più restare nell’utero: la placenta ha un timing, non funziona in eterno e arriva il momento della nascita: i polmoni, tutti gli organi, hanno bisogno di fare uno step per passare alla piena funzionalità ed è questo che accade nel parto. È doloroso, ma attivante, ci equipaggia per la vita, ci dice che così non possiamo più stare, è ora di respirare con i nostri polmoni, assaporare la pienezza della vita, camminare con le nostre gambe. E sapete una cosa? Noi siamo abituati a vedere il cordone tagliato. Ma fisiologicamente è il bambino che , quando si è adattato completamente alla vita extrauterina, lo lascia andare. Prende tutto quello che gli serve per fare questo passaggio nel mondo e poi saluta la placenta, organo di vita che ha finito il suo percorso.
Staccate questo cordone, mettetevi nel processo fisiologico di separazione, sarà una vita nuova per voi e per i vostri genitori! E soprattutto dopo il dolore, la rabbia, la tristezza.. arriva la pace, la gioia, la gratitudine che ricompensa la fatica vissuta. La strada verso la risurrezione passa dal calvario che non è l’ultima parola! L’ultima parola è la Vita, un Dio che dona la vita mentre sta morendo: “E piegato il capo, spirò”. Gesù soffia la vita nella nostra morte: ruah! Questo è il vero perdono, un enorme regalo di Dio che ci strappa dai nostri piccoli ragionamenti umani e ci solleva verso il Cielo!

Buona individualizzazione!

Mery

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