Bentornati amici!
È tanto che non scriviamo sul blog!
Sono stati mesi tosti, impegnativi, pieni, in tutti i sensi!
Questa è una Grazia, un dono enorme, l’essere sempre immersi nelle “cose di Dio”, lo “stare sul pezzo” in ogni istante e rimanere continuamente in preghiera e in azione per la costruzione del Suo Regno!
Ma…tante volte può diventare pericoloso.
Potremmo nasconderci dietro al fare fare fare, essere impegnati e non avere tempo nemmeno per pregare, meditare e scrivere due righe. Potrebbe diventare una scusa per non fermarsi mai e non fare mai il punto della situazione, guardarsi dentro e ritrovare il centro.
Pensiamo di fare tante cose belle, di non fare nulla di male a nessuno…senza chiederci se, però, stiamo facendo quell’unica cosa che veramente conta per noi, per la nostra specifica chiamata di figli di Dio.
Ecco che allora il Signore ci fa questa Grazia! Tornare a scrivervi un articolo con calma! Sono Lele che scrive, vi porto le mie riflessioni, ma parlo comunque a nome di entrambi, perché sono tutte cose condivise tra me e mia moglie!
Questo articolo vuole essere una sintesi (o un approfondimento, dipende dai punti di vista!!) di quello che davvero è “Un corpo mi hai dato”, il sogno che abbiamo nel cuore per questo progetto e a cosa ci sentiamo chiamati come famiglia!
Proprio oggi ascoltiamo il pezzo della Lettera agli Ebrei da cui prende questo nome il progetto! E proprio Domenica scorsa era la Domenica dedicata alla Parola di Dio, nella quale il Papa ha chiesto di avvicinarsi maggiormente alla sua lettura e meditazione.
Beh, allora prendiamo questi due spunti e lasciamoci ispirare proprio da essa!
Sì, perché per registrare la quinta tappa del percorso “Tra le braccia” abbiamo fatto riferimento a tanti brani biblici, partendo dal Sal 39, direttamente connesso con Eb 10, 5-7 e che ascoltiamo sempre nella liturgia di oggi:
“Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà”. Di cosa ci parlano questi versi?
Dell’Incarnazione. Gesù, il Verbo, che si fa carne. “Un corpo mi hai preparato…per fare la Tua volontà”! È Gesù che lo dice! Gesù ci dice che ha corpo e con esso è chiamato a fare la Volontà del Padre.
Vi siete mai chiesti perché avete un corpo?
E perché Gesù ha avuto un corpo come il nostro?
A cosa serve il corpo?
Perché ci è “stato preparato” se poi è l’anima ad essere immortale e a vivere per l’eternità?
Se è destinato a invecchiare e morire, che senso ha il corpo?
Il corpo è quella dimensione che ci è stata donata per incarnare una Parola. Senza di esso non esisteremmo al 100% e non potremmo lasciare il nostro segno specifico.
Gesù, con il suo corpo, dà carne alle profezie dei profeti che sono venuti prima di Lui!
E, per noi, Samuele Giovanni ne è stato un ulteriore esempio. Ci ha mostrato che soltanto grazie al suo essere venuto in un corpo fisico è potuto diventare quella Parola di eternità che era lì, preparata da Dio per noi! Con la sua vita e il suo corpo ci racconta di quel Mistero avvolto attorno a tutti i bambini mai nati e/o nati in Cielo, di quella vocazione che hanno per la Chiesa intera! Approfondiamo questa conoscenza ogni Lunedì sera, in preghiera, e vi riporto un pezzetto del libro che stiamo pian piano leggendo:
“Un piccolo uomo è un uomo piccolo” diceva Jèrome Lejeune: per Dio, certamente, non fa differenza rapportarsi con un adulto o con un ragazzo o con un embrione appena concepito. Ogni corpo umano ed ogni anima umana che il Creatore ha voluto e posto in essere, possiamo pensare che Dio l’abbia incontrata, che abbia dialogato con questa sua piccolissima creatura: e possiamo credere che, in questo rapporto, l’anima abbia potuto fare quello che un’anima davanti al Padre può fare, cioè la sua scelta, la sua offerta, il suo “sì” che è la dichiarazione di amore!
La via “nascosta” dei bambini nati “in Cielo”, Don Giulio Gallerani
Tutta la lettera agli Ebrei ci parla di una continuità tra il “rotolo del libro” e quello che poi è successo!
Proviamo a entrarci bene dentro, perché per me questo è sconvolgente: io, oggi, nel 2023, ho un corpo per incarnare una profezia, un verbo, una parola.
Io, con il mio corpo, dò concretezza a una realtà già annunciata prima di me. Non so se siamo consapevoli di questo quando usciamo la mattina per iniziare la nostra giornata!
Tu che stai leggendo! Ti è stato preparato un corpo per portare avanti, oggi, un piano di Salvezza per l’umanità, che non finisce nel tuo ombelico…una Parola che è già stata scritta, un Verbo già pronunciato che ha deciso di farsi carne in te!
“La mia parola non è ancora sulla lingua
Sal 139
ed ecco, Signore, già la conosci tutta. […]
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; […]
erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati
quando ancora non ne esisteva uno.”
Dio ti aveva già in mente, da sempre! Come puoi dire “Non so perché sono al mondo”? Dio lo sa, chiediglielo! A cosa serve pregare, leggere la Bibbia, se non a ricercare quella Parola che solo a te appartiene? Solo a te!
Ecco, meditando sull’identità di questo progetto, del suo nome e di cosa sta compiendo lo Spirito Santo tramite le nostre piccole esistenze…ci commuoviamo sempre di più! Perché ci sprona a cercare qual’è quel prodigio che soltanto noi siamo e, così, ad accompagnare voi e tutti quelli che Dio ci sta mettendo sulla strada a farlo! Questo è il succo di “Un corpo mi hai dato”: servire le vocazioni, le membra del corpo, scoprire, nella preghiera e nella comunione delle membra, ogni specifico compito che va a contribuire alla costruzione dell’unico grande Corpo: la Chiesa!
È Gesù il primo che l’ha fatto e manda ognuno di noi a farlo: offrire se stesso per la salvezza di tutti.
Perciò, ancora: a cosa serve il tuo corpo? Ad essere offerto. “Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.”
Vuole il tuo corpo, il Signore! Non rinunce o sacrifici che non ti toccano, che non ti compromettono! Vuole il tuo corpo! L’offerta del tuo corpo, unita all’offerta del corpo di tutti i fratelli, formano l’unica offerta: quella di Cristo!
Offrendoci per la salvezza, con tutto noi stessi, come ha fatto Lui, riattualizziamo la passione, morte e resurrezione! Riattualizziamo ogni giorno l’Eucarestia!
Mi rendo conto che sono parole che vanno meditate e rimeditate, non sono scontate nemmeno per me, per nessuno! Eppure, sono sconvolgenti, di una bellezza incredibile! Io ci trovo la motivazione e il senso della mia e nostra vita, soprattutto quando sono giù o non trovo più una direzione nel mio andare.
Cristo, versando il Suo sangue, ha fatto una nuova alleanza con noi. Noi siamo chiamati a seguirLo!
Cristo, con il Suo Sangue, ha lavato i nostri peccati, ha patito, sofferto e sopportato tutto solo per Amore nostro, per farci conoscere Chi è veramente il Padre e di quale Amore ci ama.
Ah quindi morendo in croce come Lui? Morendo da martiri per forza? Se non muoio così non coopero alla costruzione della nuova allenza?
No! Ogni morte di sé, ogni negazione di sé, ogni sofferenza per la giustizia, per la pace, per amore, è offerta viva!
Quando soffri per un silenzio che tieni con un tuo amico con cui hai litigato…non stai offrendo, forse, il tuo corpo?
Provi rabbia, frustrazione, rancore…dove le provi, se non nel tuo corpo?
Quando soffri un dolore di una malattia, di una perdita di una persona cara, di un fallimento professionale o relazionale…non stai offrendo, forse, il tuo corpo?
Quel dolore non lo senti, forse, tramite il tuo corpo?
Quando ti devi alzare 19 volte a notte per cullare tua figlia, dare un bicchiere d’acqua a tua moglie a letto malata, lavare tua mamma anziana non più autosufficiente…non stai offrendo, forse, il tuo corpo?
Con cosa fai tutte queste azioni, se non con il tuo corpo?
Potremmo fare miliardi di esempi quotidiani, e si arriva fino ai martiri “fisici”, che muoiono concretamente per la salvezza del mondo e annunciare il Vangelo.
Anche rispetto alla nostra scelta di mollare tutto per dedicarci soltanto a questo progetto…potremmo dire tante cose!
Per questa scelta abbiamo pianto, sofferto, fatto rinunce, perso tanto di ciò che avevamo…sopportato giudizi, incomprensioni, calunnie…e tutt’ora è così. Non viviamo, forse, tutto questo con e tramite il nostro corpo? Ma non lo viviamo per noi, per incensarci o auto-gloriarci! Soltanto per Sua Gloria! Altrimenti, se guardassimo l’umano, non ci sarebbe nessun vantaggio.
Tutto ciò che offri è solo e soltanto per chiamata! Una chiamata a servire la giustizia e la pace, lì dove sei.
Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti; giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù.
Rm 3, 21-26
La cosa stupenda è che ognuno può raccontare la propria storia, le proprie scelte di vita, e fare un esame di coscienza…che meraviglia poter riconoscere le tante volte in cui si è offerto tutto di sé per qualcun altro! E questo fare memoria, nella preghiera, ti conduce a desiderare di farlo ancora di più, ancora di più, ancora di più! Sempre dentro a un discernimento, a una maggior consapevolezza di come e dove si è chiamati, di come e dove Gesù desidera che diamo tutto di noi!
Non essere dappertutto, offrirci ovunque e sempre, e dire di essere nella Sua Volontà…non facciamola semplice! Per un periodo potremmo essere chiamati a fare varie esperienze di offerta viva di noi…ma più cresciamo nella relazione con Lui, più conosciamo noi stessi e quell’unica cosa che davvero, soltanto noi, siamo chiamati a compiere. Quell’unico spazio dove consumarci per Amore. Lì troviamo la vera pienezza, la vera felicità!
Essere santi è questo: perdere sempre di più di sé, offrire un pezzo di corpo in più ogni volta, per essere sempre più Corpo Suo! Il miracolo è questo: più perdi te stesso, più ti svuoti di te, più entra Cristo in te…e più entra Cristo, più entri nel Suo Corpo, nella Chiesa, scoprendo quale membra sei!!
Capite? Noi partiamo con un corpo tutto intero, lo difendiamo, lo curiamo, lo facciamo tutto bello, gli facciamo le tinte, le manicure, lo scolpiamo in palestra, guai chi me lo tocca! Diventa un idolo. Dentro a questo bel corpo costruiamo noi stessi e diciamo di conoscerci perfettamente, di sapere come siamo fatti, chi siamo! Cristo arriva e ci dice “Vuoi scoprire chi sei veramente? Offriti. Dòna tutto. Perdi te stesso.”
Ma come? Se mi perdo non rimane nulla di me! È un paradosso! E tutto quello che mi sono costruito finora, dove andrà? No no, non sia mai! Sono geloso, è stato frutto del mio sudore!
No, attento, ti sbagli! Perché “Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.” (Sal 126, 1)
Vai fino in fondo. Perdi tutto, offri tutto! Perché offrendoti, non avrai più nulla di tuo, non ci sarà più il tuo io, allora Io potrò entrare, prendere dimora in te, essere il Tuo Re e farò tutto Io in te! Ti ricostituirò parte del Mio corpo e, solo innestato nel Mio corpo, ritroverai la tua identità, chi sei veramente, che membra sei! Non lasciarti fregare dal peccato, non darti a lui, ma a Me! Passa dal tuo “falso io” al tuo “vero io”!
Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.
Rm 6, 12-14
Wow! Un miracolo! Noi siamo membra, noi siamo il Corpo, il Suo Corpo! Siamo sotto di Lui, innestati nella Sua Grazia!
Questa è l’Eucarestia! Questa è la vera partecipazione al Suo Corpo!
Questo è quello che Cristo desidera per ognuno di noi: richiamarci a sé, innestarci completamente in Lui!
Solo così potremo difendere quell’identità, quel nome che Lui ci ha dato alla fine del primo trimestre! Solo così possiamo entrare nel prodigio scritto in noi, nel cuore di questa quinta tappa, e conoscere il nostro ruolo, il nostro compito, la profezia che solo noi possiamo incarnare!
“Nessuno, ha detto Gesù, può venire dietro di me, se il Padre mio che mi ha mandato non lo attira a sé (Gv 6, 44). È senz’altro per questo che lo Spirito Santo, prima della nascita di Gesù, ha dettato questa preghiera profetica: “Attiratemi, corriamo”. Che cos’è dunque chiedere di essere attirati, se non di unirsi in un modo intimo all’oggetto che avvince il cuore? Madre diletta, ecco la mia preghiera: chiedo a Gesù di attirarmi nelle fiamme del suo amore, di unirmi così strettamente a Lui, che viva e agisca in me.”
Storia di un’anima, Santa Teresa di Lisieux
Lasciarsi attirare a Cristo, essere attirati a Lui! Stare nel Centro e, da lì, muovere i nostri piccoli passi! È quello che fa il bambino in questo secondo trimestre dopo la nascita: si àncora al centro (addome, baricentro del corpo), rafforza la muscolatura del tronco, per riuscire a muovere gli arti meglio, con più sicurezza, afferrare i primi oggetti, abbozzare i primi tentativi per girarsi a destra e sinistra!
Ride, scherza, esprime sempre più la sua volontà, i suoi desideri, e cerca corrispondenza nei genitori, cerca in loro conforto, incoraggiamento, correzioni. Così è per noi con Dio! E lui ci dona fiducia!
Nel podcast della quinta tappa vi abbiamo raccontato un pò meglio quale sia questo desiderio che anche noi esterniamo e presentiamo al Padre, alla luce di queste riflessioni sull’identità del progetto.
Siamo pieni di energia dentro, di fuoco, e allo stesso tempo capiamo che non è ancora tempo di agire in pienezza, possiamo fare i nostri piccoli passi, sempre radicati in Lui, verso una mèta per la nostra famiglia che descrive molto bene Papa Francesco:
“Una coppia di sposi che sperimenta la forza dell’amore, sa che tale amore è chiamato a sanare le ferite degli abbandonati, a instaurare la cultura dell’incontro, a lottare per la giustizia. Dio ha affidato alla famiglia il progetto di rendere “domestico” il mondo,[205] affinché tutti giungano a sentire ogni essere umano come un fratello: «Uno sguardo attento alla vita quotidiana degli uomini e delle donne di oggi mostra immediatamente il bisogno che c’è ovunque di una robusta iniezione di spirito famigliare. […] Non solo l’organizzazione della vita comune si incaglia sempre più in una burocrazia del tutto estranea ai legami umani fondamentali, ma, addirittura, il costume sociale e politico mostra spesso segni di degrado».[206] Invece le famiglie aperte e solidali fanno spazio ai poveri, sono capaci di tessere un’amicizia con quelli che stanno peggio di loro. Se realmente hanno a cuore il Vangelo, non possono dimenticare quello che dice Gesù: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). In definitiva, vivono quello che ci viene chiesto in modo tanto eloquente in questo testo: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato» (Lc 14,12-14). Sarai beato! Ecco qui il segreto di una famiglia felice.
Amoris Laetitia, n. 183-184
Con la testimonianza, e anche con la parola, le famiglie parlano di Gesù agli altri, trasmettono la fede, risvegliano il desiderio di Dio, e mostrano la bellezza del Vangelo e dello stile di vita che ci propone. Così i coniugi cristiani dipingono il grigio dello spazio pubblico riempiendolo con i colori della fraternità, della sensibilità sociale, della difesa delle persone fragili, della fede luminosa, della speranza attiva. La loro fecondità si allarga e si traduce in mille modi di rendere presente l’amore di Dio nella società.”
Una delle risposte alla domanda che abbiamo lasciato in fondo al podcast, rispetto al discorso del 25.12.69 di Ratzinger e a come si può leggere in chiave profetica sulla Chiesa di oggi, è stata questa:
La rinascita partendo famiglia
Ora, noi, con questi percorsi di 9 mesi, parliamo proprio di rinascita.
Siamo una famiglia, in cammino verso la chiamata che Dio ha in mente per noi nella Sua Chiesa.
Eravamo partiti con il nostro discernimento prendendo come riferimento, in particolare, il messaggio della Quaresima 2021 del vescovo Marino, che traccia un meraviglioso disegno sui sogni di Dio per la famiglia analizzando i 4 sogni ricevuti da San Giuseppe durante le “peripezie” intorno alla nascita di Gesù.
Beh, sempre più andiamo avanti e sempre più uniamo i puntini, cresce la “speranza contro ogni speranza” e la fede che davvero, quel “piccolo gregge” di cui parla Ratzinger, abbia il suo nucleo proprio in noi famiglie!
Continuiamo a pregare, e stare in comunione, a custodire e meditare nel cuore! Partecipiamo di questo unico Corpo, facciamo sempre più spesso la Santa Comunione, andiamo a confessarci! I sacramenti sono il Corpo del Signore che si fa concreto per noi, sono la sua Epifania sempre presente ogni giorno per noi! In alcune parti del mondo sono privati o vietati, e noi stiamo a lamentarci sugli orari delle nostre Messe!
Forza, usciamo dalla nostra pigrizia, scegliamo Cristo e procediamo con Lui verso la rinascita della Chiesa!
Un abbraccio grande!
Lele