Collateral Beauty

“La cosa importante è cogliere la bellezza collaterale che è il legame profondo con tutte le cose.” (dal film “Collateral Beauty”, uscito nel Gennaio 2017)

Eccoci qui! Come promesso nel video “Vi raccontiamo di Samuele Giovanni – 2” (il seguito di “Vi raccontiamo di Samuele Giovanni – 1, sul nostro canale YouTube, che vi invitiamo a guardare se non l’avete già fatto!) desideriamo condividere con voi qualche spunto di riflessione che ha accompagnato la nostra rilettura di quello che abbiamo vissuto!

Parigi, Notre Dame, 21 Dicembre 2015

Parigi. Il 22 Dicembre 2015, in preghiera a Rue du Bac, nella cappella della Madonna della medaglia miracolosa, abbiamo letto queste parole dalla liturgia del giorno:


Dal primo libro di Samuèle (1Sam 1, 24-28)

In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

E il giorno seguente, questo Vangelo:

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 57-66)

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

Abbiamo potuto notare quanto Dio stava prendendo sul serio il nostro desiderio di diventare genitori! Ci siamo commossi davanti al racconto di Anna, che presenta a Dio Samuele, per il quale tanto ha pregato, e di Elisabetta e Zaccaria, i genitori di colui che sarebbe poi diventato Giovanni Battista, il profeta che apre la strada a Gesù. Abbiamo sentito nel cuore la voce del Signore che sussurrava “Non temete! Chiamo ogni mio figlio per nome! Mettete nelle Mie mani questa vostra richiesta, perchè chi chiede riceve e a chi bussa sarà aperto!”. Ci siamo sentiti presi per mano e riempiti di speranza. Eravamo consapevoli dei nostri limiti di fronte alla responsabilità di un figlio e, allo stesso tempo, abbandonati davanti al fatto che fosse un dono da accogliere per essere strumenti di un Amore più grande: figli amati per essere genitori amanti.

Tornati a casa, dopo aver vissuto il Natale, di nuovo nelle letture quotidiane siamo stati accompagnati dal racconto del primo libro di Samuele:

1Sam 1, 1-20

C’era un uomo di Ramatàim, un Sufita delle montagne di Èfraim, chiamato Elkanà, figlio di Ierocàm, figlio di Elìu, figlio di Tocu, figlio di Suf, l’Efraimita. Aveva due mogli, l’una chiamata Anna, l’altra Peninnà. Peninnà aveva figli, mentre Anna non ne aveva.
Quest’uomo saliva ogni anno dalla sua città per prostrarsi e sacrificare al Signore degli eserciti a Silo, dove erano i due figli di Eli, Ofni e Fineès, sacerdoti del Signore.
Venne il giorno in cui Elkanà offrì il sacrificio. Ora egli soleva dare alla moglie Peninnà e a tutti i figli e le figlie di lei le loro parti. Ad Anna invece dava una parte speciale, poiché egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo. La sua rivale per giunta l’affliggeva con durezza a causa della sua umiliazione, perché il Signore aveva reso sterile il suo grembo.
Così avveniva ogni anno: mentre saliva alla casa del Signore, quella la mortificava; allora Anna si metteva a piangere e non voleva mangiare. Elkanà, suo marito, le diceva: «Anna, perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il tuo cuore? Non sono forse io per te meglio di dieci figli?».

In quei giorni Anna si alzò, dopo aver mangiato e bevuto a Silo; in quel momento il sacerdote Eli stava seduto sul suo seggio davanti a uno stipite del tempio del Signore. Ella aveva l’animo amareggiato e si mise a pregare il Signore, piangendo dirottamente. Poi fece questo voto: «Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me, se non dimenticherai la tua schiava e darai alla tua schiava un figlio maschio, io lo offrirò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sul suo capo».
Mentre ella prolungava la preghiera davanti al Signore, Eli stava osservando la sua bocca. Anna pregava in cuor suo e si muovevano soltanto le labbra, ma la voce non si udiva; perciò Eli la ritenne ubriaca. Le disse Eli: «Fino a quando rimarrai ubriaca? Smaltisci il tuo vino!». Anna rispose: «No, mio signore; io sono una donna affranta e non ho bevuto né vino né altra bevanda inebriante, ma sto solo sfogando il mio cuore davanti al Signore. Non considerare la tua schiava una donna perversa, poiché finora mi ha fatto parlare l’eccesso del mio dolore e della mia angoscia».
Allora Eli le rispose: «Va’ in pace e il Dio d’Israele ti conceda quello che gli hai chiesto». Ella replicò: «Possa la tua serva trovare grazia ai tuoi occhi». Poi la donna se ne andò per la sua via, mangiò e il suo volto non fu più come prima.
Il mattino dopo si alzarono e dopo essersi prostrati davanti al Signore, tornarono a casa a Rama. Elkanà si unì a sua moglie e il Signore si ricordò di lei. Così al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto».

Così abbiamo vissuto i primi mesi del 2016. Non ci immaginavamo, infatti, di dover aspettare un figlio che non arrivava. Le lacrime di Anna erano le nostre, le nostre erano le sue. Il suo desiderio era il nostro, il nostro era il suo. Sono stati mesi preziosi però, mesi in cui abbiamo seminato tanto e che ci hanno messo in una prospettiva diversa. Siamo stati accompagnati da tante storie, da racconti di persone che, come noi, davanti ad un desiderio profondo di Vita si sono messe in cammino, hanno guardato oltre per scoprire cosa Dio stava scrivendo nelle loro vite. Una su tutte Chiara Corbella Petrillo insieme a suo marito Enrico. Una coppia di sposi che si è lasciata interrogare, che ha vissuto la propria chiamata con fede, seppure nel dolore. Da loro abbiamo imparato che “il contrario dell’amore è il possesso” e che vivere come figli amati significa accogliere tutto come dono, chiedendo la “Grazia di saper ricevere la Grazia”.

Il 26 Maggio, con grande sorpresa, il test di gravidanza ci ha annunciato che Dio aveva esaudito le nostre preghiere, e abbiamo potuto esultare insieme al Salmo del giorno:

“Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode,
lodatelo, benedite il suo nome.

Buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione
.”

Un mese dopo, il 24 Giugno, natività di San Giovanni Battista, io, Marianna, ho percepito il primo piccolo movimento di nostro figlio nel grembo. È stato un sussulto leggero, proprio come per Elisabetta quando Maria è andata a visitarla a casa sua. Perciò, usciti dalla chiesa, abbiamo custodito nel cuore questa sensazione e quando il 13 Settembre ci hanno annunciato che era maschio, abbiamo sorriso, pensando “Non può che essere Samuele e Giovanni!”. A confermarcelo era anche la data presunta del parto, il 31 gennaio, San Giovanni Bosco. Un giorno, poi, tra i colori dell’autunno, dopo un abbraccio nella pausa pranzo, ho guardato Emanuele e gli ho chiesto: “Ma se andassimo a Roma nel ponte dei Santi? Mi piacerebbe andare a trovare Chiara Corbella e Giovanni Paolo II. Sento che hanno tanto da dirci.”

Io, Emanuele, mi ricordo come fosse ieri che, fissandola negli occhi, non potevo altro che fidarmi. Non era la prima volta che mi succedeva, mi sono sentito come Giuseppe davanti a Maria che gli annuncia la gravidanza di Gesù: non temere, fidati!

E così abbiamo fatto, siamo “passati a trovare” quei testimoni che tanto avevano parlato e stavano parlando al nostro cuore, per fare memoria di tutto quello che gratuitamente avevamo ricevuto.

Roma, Cimitero del Verano, Ponte dei Santi 2016

Parigi e Roma. Le grandi tappe che hanno segnato questa storia, insieme a tutta la quotidianità di una gravidanza come ogni genitore desidera, fatta di coccole, abbracci, carezze, attesa lenta e intrisa di sogni. In particolare, una sera durante un incontro con alcune amiche, ho fatto un disegno e commentandolo ho detto:” Questo è Samuele, va verso la luce che è il simbolo della nascita, la sua placenta è come un albero, con i rami va verso il cielo e con le radici verso la terra, diffondendosi così in tutto il mondo.” Riguardandomi indietro resto sempre commossa di come lui, quella sera, nell’intimità del cuore mi avesse già detto tutto. Solo dopo ho capito.

Così, a Gennaio 2017, quando tutto si è fermato e nulla aveva più senso, abbiamo ricevuto la Grazia di poter rileggere questa storia dall’inizio. Di dare un senso a quello che ci stava accadendo. Nella preparazione del funerale abbiamo scoperto il filo rosso, la bellezza collaterale che ci aveva circondato e ci stava circondando.

Nella liturgia abbiamo, quindi, deciso di riprendere la prima lettura del 22 dicembre 2015 (1Sam 1, 24-28) e il Salmo:

1Sam 2
Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.

L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.

Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.

Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria.

Per il ricordino abbiamo scelto le parole di Isaia, ascoltate nella Messa di domenica 8 gennaio 2017, giorno in cui abbiamo saputo che il cuore di Samuele si è fermato. Nel retro, una lettera nostra a lui.

Caro amore nostro Samuele Guovanni,

la qualità che più apprezziamo in te è la gioia con la quale hai vissuto insieme a noi questi nove mesi. Grazie! Ci sentiamo pieni di pace e grati perchè non c’è gioia più grande per un genitore di vedere il proprio figlio salire al cielo tra le braccia di Gesù! Abbiamo potuto accompagnarti solo per un pezzettino, tuttavia sappiamo che sei un dono immenso e che non sei per noi. Sei Samuele, perchè “il tuo nome è Dio”. Sei Giovanni, perchè aprirai la strada al Signore Gesù nei cuori di tante persone, primi fra tutti i nostri! Sei un profeta di speranza, perchè ci hai fatto toccare con mano che l’Amore vince la morte e che il progetto di Dio è più grande di noi, sempre! Hai colmato il nostro bisogno di sentirci amati perchè sei strumento del Suo Amore. Reciteremo un “Angelo di Dio” tutti i giorni sapendo che il nostro angelo sei tu! Grazie per la forza che ci doni!

La tua mamma e il tuo papà

Chiara Corbella è nata il 9 gennaio 1984..

Samuele Giovanni è nato al cielo il 9 gennaio 2017.

PS: scrivendo questo articolo, ci siamo accorti che il 20 Dicembre 2015, giorno in cui siamo arrivati a Parigi, nella liturgia c’era la lettera agli Ebrei (10, 5-10) dalla quale prende nome il nostro progetto, e il 13 Settembre, giorno dell’ecografia morfologica, c’era la lettura di San Paolo che trovate nella pagina “Partecipa anche tu” del nostro sito!

Grazie, Samu, per le opere che stai continuando a compiere in noi: sei vivo vivissimo!

Emanuele&Marianna

4 commenti su “Collateral Beauty”

  1. Ciao Ragazzi!
    Ogni volta che il Signore sceglie di svelarci come ci ha accompagnato passo a passo in un pezzo di strada è una vera carezza dal Cielo! A me viene molto da custodire queste cose per me e magari condividerle solo con Franci…Ma che cavolo è anche tanto bello condividerle come state facendo! E Samuele Giovanni è un grande!
    Dunque in bocca al lupo per questo progetto! Seminate speranza e bellezza….

    1. Grazie Agi!
      Beh, sicuramente ogni tipo di condivisione e di “vocazione nella vocazione” nasce dal vivere al massimo la prima vocazione: nel nostro caso, il matrimonio!! Ci sono voluti anni di comunione, dialogo, preghiera, gioie, sofferenze insieme, tra di noi, nel nostro piccolo…prima di arrivare qui! Una chiama l’altra!
      Grazie infinite, un abbraccio!!

  2. Cari ragazzi, la vostra testimonianza di fede ha una grande potenza. Io spero che tante persone, leggendo le vostre parole, possano sentirsi toccate nel profondo e avvicinarsi a Dio. Grazie immensamente per questa condivisione di vita così preziosa! Un caro abbraccio

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