Una bella Dio-incidenza ci ha permesso di soffermarci sul delicato e meraviglioso tema della castità grazie alla proposta di “nesentilavoce”! La ringraziamo tanto per averci dato questa opportunità! Perciò ecco qui una nostra breve testimonianza!
Quando ho conosciuto Marianna ero fortemente attratto da lei. Non era un’attrazione soltanto fisica, ma verso la sua persona “in toto”: corpo, anima e mente. Mi piaceva fisicamente, mi colpiva come parlava e si approcciava, mi affascinava il suo modo di vivere la fede e la relazione con Dio.
Davanti a questo mi sono sentito provocato, in me sono nate varie domande. Soprattutto quando, frequentandoci, il desiderio di un abbraccio, una carezza, un bacio, aumentava.
Cosa le comunico con il mio corpo? Non è forse come se un semplice bacio fosse già una goccia di quell’oceano che è il “per sempre”? Mi sto donando o la sto usando?
Il corpo mi richiamava a quell’Oltre che intravedevo e che riempiva tutto il resto del fascino che lei aveva per me.
In una frase: il corpo era “solo” un tramite al Mistero che era lei.
Per quello, andavo piano…o meglio, il Signore mi ha come “bloccato”. Non riuscivo a lasciarmi andare, in particolare fisicamente, e questo ci ha fatto soffrire molto, inizialmente.
Perché? Se mi piace, perché non la bacio? Cosa temo?
Una delle cose che mi ha sempre provocato di più in Emanuele è il suo essere in ascolto, attento, silenzioso. Come se riuscisse a percepire e sentire la profondità delle persone, oltre la superficie. Il rispetto che aveva per me e per il mio corpo mi ha scossa e interrogata nel mio modo di amare, mi ha mostrato un oltre che io non avevo mai sperimentato con tanta forza: amare è lasciare spazio all’altro, custodirne la bellezza perché possa svelarsi. Era come uno specchio per me che continuamente mi domandava: ma tu ti ami? Cos’è l’Amore?
Nello stargli accanto ho scoperto e scelto una libertà grande, cioè che amare non è possedere l’altro, ipotecarlo, avere certezze: amare è entrare in punta di piedi nel dono che posso essere io per te e tu per me.
La castità è, innanzitutto, un frutto dello Spirito Santo. Cerchiamo definizioni, metodi, concetti che possano spiegarcela. Certo, ci sono. Ma prima di tutto è un dono che si invoca, quindi che si riceve e poi si vive, si incarna, si sperimenta. Proprio come gli altri frutti dello Spirito! Perciò, essendo un regalo, proviamo a darvi un’immagine concreta facendo una similitudine: è come un paio d’occhiali. Dio ci regala un paio di occhiali per poter vedere meglio, più nel profondo, oltre l’apparenza e l’estetica.
Nella coppia l’altra persona è da “vedere meglio” e sarà così per sempre: non esauriremo mai il mistero che è l’altro, così come noi stessi lo siamo. La castità nella nostra vita non è un’imposizione, una regola, un concetto astratto da sforzarsi di seguire…è un’occasione per vedere meglio!
Se davanti a te hai un immagine sfuocata, scura ed opaca è faticoso definirne i contorni, carpirne la realtà, fare verità. Se, invece, puoi vederla nitida e chiara questo ti aiuta a guardare in profondità, a fare sintesi.
E davanti alle fragilità, alle ferite che inevitabilmente la nostra parte umana procura e riceve, il caos che si sperimenta diventa un’occasione per guardare meglio, per vedere la bellezza nei limiti, per scegliere un Amore più grande della paura, per aprire il nostro guscio e lasciar uscire la perla che siamo. Questo è quello che noi abbiamo sperimentato nel fidanzamento.
Da sposi ci si confonde pensando che vivere la castità significhi astinenza. Ma si può digiunare dall’amore? O forse non è questo il punto?
Essere sposi in Cristo è una Missione che ci chiama a rendere reale la presenza dell’Amore di Cristo per me, per te e per tutti. Fare l’amore è la preghiera più alta che ci è consegnata e quella più incarnata di quotidiano. Non è una questione di piacere, frequenza o benessere, c’è in ballo un di più che nessuno racconta: il donarsi totalmente all’altro per poter attingere al pozzo dell’Amore di Dio, perché possa riversarsi su di noi e sul mondo intero. Fare l’Amore è il Sacramento! Cosa significa questo?
Che nel vivere questa dimensione di dono totale posso orientare non solo il mio sguardo e la mia vita, ma tutto il mondo verso l’Alto, verso quell’Altro che è l’eternità della vita, della pienezza e dell’Amore.
Lele&Mery