In questi giorni siamo in Emilia, per salutare parenti e amici. Sono giorni pieni di tante emozioni mescolate, difficili da gestire, interpretare…o semplicemente, da accogliere.
I nostri figli sono l’esempio di questo. Meglio di noi, esternano ciò che hanno dentro, tramite il loro linguaggio.
Cercano ancora di più il nostro abbraccio, la nostra rassicurazione, il nostro esserci. E noi, presi da quello che stiamo vivendo, dalle domande che ci portiamo dentro e dalla stanchezza che è riflesso di tutto questo…finiamo per sbuffare. Per chiederci il perché di così tanta fatica. Per desiderare un po’ più di…”su da dosso“.
Poi, ci siamo chiesti questo.
Se è vero che i nostri figli cercano noi genitori come primo punto di riferimento…e che pensiamo e parliamo tanto dell’analogia che c’è tra noi figli con Dio Padre…cosa ci stanno dicendo in questo momento?
Non è che invece ci stanno ricordando qual’è la prima cosa “da fare”?
Come loro ci chiedono presenza, noi siamo chiamati a chiedere presenza al Padre. Come loro ci vengono a cercare, così noi siamo chiamati a cercare Lui. Come loro cercano di attingere alle nostre sorgenti, così noi siamo chiamati ad attingere alla Sua sorgente.
Loro sono i nostri figli. Noi siamo i Suoi figli.
Questo, allora, diventa il punto. Mica tanto i nostri ragionamenti o i metodi migliori per essere genitori o altro. Partiamo da noi. Parto da me.
Da chi attingo?
Nella mia giornata, vado ad abbeverarmi alla sorgente giusta?
Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina.
Ez 47, 12
Ascoltiamo oggi nella prima lettura. Interessante. Perché? Perché si parla di acque che sgorgano e che portano frutti, cibo, medicina.
Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.
1Cor 3, 9
Sempre oggi, nella prima lettura alternativa.
Se andiamo ai passi paralleli di questi brani, ritroviamo la parabola del seminatore e il discorso della montagna, che hanno caratterizzato il nostro ultimo mese “Into the Womb“.
Se è vero che noi siamo santuario di Dio, campo di Dio, e in noi può crescere ogni sorta di albero da frutto e ogni medicina…cosa aspettiamo? Dove perdiamo il nostro tempo?
Se noi, che siamo piccoli embrioni dentro al grembo di Dio, non sappiamo chiamarLo e sentire la Sua voce e farci rassicurare…come possiamo svilupparci, crescere, formarci?
Se noi stessi possiamo essere santuario da cui sgorgano queste acque per i nostri figli o per le persone che ci sono affidate…perché tanto affannarsi, tante domande su come rispondere alle loro richieste, tanti dubbi su come essere genitori o medici o altro?
Noi sbuffiamo davanti alle esigenze dei nostri figli non perché siamo st****i o non gli vogliamo bene o vogliamo che vadano da qualcun altro a chiedere…ma perché non sappiamo dare la risposta giusta…non sappiamo come colmare queste esigenze.
E allora provi a dargli quello, poi lo distrai, e poi attui una supertecnica di megadisciplina che sicuramente lo metto tranquillo…
Ma…ferma.
E io? Di chi sono figlio? Ho fatto la mia richiesta quotidiana? Ho attinto alle sorgenti della Vita, oggi?
Cosa dò da bere? Acqua in bottiglia di plastica o acqua di sorgente?
Allora, quando poi ci mettiamo davanti alla Parola di Dio, ci facciamo piantare il Seme giusto, ci rendiamo nuovamente disponibili a essere santuario…ci rendiamo conto di una cosa.
Che a questo Padre, non chiediamo granché, in fondo in fondo.
Chiediamo una Presenza. Un abbraccio. Una parola.
Ci basta sentire che c’è, ci basta udire la sua voce, ci basta percepire il calore della sua pelle.
Ci basta il Suo corpo, dato per noi.
E così, a loro volta, ci chiedono questo i nostri figli.
Ci sei, papà? Ci sei, mamma?
Sì, eccomi. Non temere!
Fine. Niente giocattoli, niente risposte preconfezionate, niente merendine.
Niente soluzioni.
La vita non ha soluzioni, ha relazioni.
Per noi, questi, sono giorni complessi anche perché, unite alle emozioni del ritrovarsi con persone care, ci sono domande sulla nostra vocazione, su cosa fare da qui in avanti, su come potersi mettere a lavorare sempre più nella vigna del Signore.
Ma la questione è proprio questa. Smettiamo di essere turbati e preoccupati nel momento in cui ci ricordiamo che siamo figli.
Che la prima cosa “da fare” è cercare la Sua presenza.
Che il primo modo per essere servi è ascoltare la Parola giusta, senza fare nulla.
Che per trovare e scegliere la Verità della nostra vita prima di tutto dobbiamo farcela raccontare da Chi È Via, Verità e Vita.
Gesù Cristo è una persona, ha un corpo, è un santuario.
Dio ci ha creati come Lui. Anche noi siamo una persona, un corpo, un santuario. E anche da noi può “uscire una forza che guariva tutti” (Lc 6, 19).
Ci crediamo?
Allora, siamo ancora nel primo trimestre di gravidanza, siamo ancora piccini, siamo ancora informi…cosa vogliamo fare e strafare?
Siamo solo in ricerca e in formazione del nostro volto, della nostra identità, come spiegava la nostra prof. Vezzani nella live del 31.10 😜
I nostri figli pure. Ma se noi non siamo sorgente della Vera sorgente…cosa bevono?
Quando saranno più grandi non se ne faranno nulla dei nostri consigli, delle nostre parole, dei nostri insegnamenti, se questi non vengono da un Padre più grande, che sa perfettamente cosa vuole fare di ognuno di noi.
Non si costruiscono tramite noi, si costruiscono tramite Cristo in noi.
Anche per gli ometti del percorso “Quell’uomo che è in te“…
Servire e ascoltare. Ascoltare e servire.
Così scegliamo la Verità. Così la viviamo. Così la riscegliamo.
Così formiamo le nostre membra. Così diventiamo, da embrioni, uomini e donne. Così cresciamo noi stessi.
Così rispondiamo alla nostra vocazione. Niente di più e niente di meno.
C’è il nostro “eccomi”, ma prima ancora c’è il Suo eccomi. Il Dio che seguiamo è un Dio che si fa cercare e trovare, che si è fatto carne, che è sceso tra noi e resta in mezzo a noi. Noi rispondiamo a una Sua presenza, non con un nostro sforzo. Per noi c’è una sorgente già pronta.
Dipende da noi. Perciò
Ciascuno stia attento a come costruisce.
1Cor 3, 10
A presto!!
Lele&Mery&co
Grazie di cuore ragazzi…
Oggi più che mai avevo bisogno di vivere la Sua Paternità, e voi siete stati un Suo tramite!
Anche la Liturgia delle Ore ci ricorda i versetti paralleli di oggi: Dio, Padre nostro, che semina la Parola e la coltiva nel terreno del nostro cuore per farci nascere a vita nuova e portare frutto pienamente.
“Padre santo, mistico agricoltore, purifica, custodisci e rendi feconda la tua vigna,
– perché con la tua benedizione si estenda su tutta la terra.
Divino seminatore, semina la parola di vita eterna nel tuo campo, che è il mondo,
– perché produca il cento per uno per la messe del tuo regno.”
(Dalle Lodi di oggi)
Bellissimo rileggerlo oggi…tutto ciò che avete vissuto e scritto in questi giorni, era già contenuto qui!!!
La sorgente, attingere, non temere, eccomi…
Che meraviglia! Grazie Spirito Santo! E grazie a voi!