Sono arrabbiato, confuso, nervoso. Sento fremere, sono scomodo. Voglio uscire.
…
Sono giorni un po’ difficili, nei quali oscillo. Oscillo tra la percezione che il tempo stia volando via inesorabilmente…e il sentirmi dentro a un’attesa infinita, che non passa mai.
Vi è mai capitato? Quanto è vero che il tempo è relativo. Relativo alle emozioni, ai vissuti, ai desideri. Relativo alle attese, alle gioie, ai dolori.
Relativo a ciò che stai vivendo qui e ora.
Questa può essere una cosa sentita e risentita, eppure in questo momento mi fa riflettere nuovamente.
Perché sia che voli via sia che non passi mai, resta una cosa: il tempo è un dono. Sempre. Insieme a tutti gli altri doni che Dio ci fa e ci mostra ogni giorno.
Abbiamo scavallato la metà della nostra gravidanza nell’utero di Dio, i desideri di rinascita sono lì che bussano ogni mattina alla mia porta…eppure, manca ancora tanto.
Rabbia, nervosismo, fretta.
Contemplazione, silenzio, ascolto.
Un’oscillazione continua tra queste due realtà. Sta sempre a me scegliere, alla fine. Scegliere dove stare, con quale delle due dialogare e costruire.
È come con Dio e il Demonio, con la Luce e il Buio. Entrambi sono in noi, il Bene e il Male. Siamo creature che possono illuminare la realtà…o renderla ancora più buia.
Sta a noi individuare cosa è di scandalo in noi per tagliarlo, prendendo il Vangelo di oggi. (Mc 9, 41-50)
Sta a noi scegliere dove nutrirci e dove, di conseguenza, seminare per portare frutto. E sarà proprio il frutto a mostrarci la semina.
Perciò, sì, è vero, lo ammetto. Vorrei saltare direttamente alla fine del percorso. Vorrei rinascere adesso, vorrei vedere i frutti adesso, vorrei vedere realizzarsi adesso quella promessa che Dio ha fatto a me. A me e alla mia famiglia.
Siamo in periodo di attese, lavoro sotto terra, semina silenziosa, come abbiamo raccontato un po’ nel quarto episodio del podcast “Riconoscere, riconoscersi. Niente vino nuovo in otri vecchi!“.
Abbiamo tutto davanti e tanto alle spalle. Tante porte che potrebbero aprirsi e tante che potrebbero rimanere chiuse.
Dove Lui apre nessuno chiude
Ap 3, 7
Il punto è proprio quello, sempre quello.
So stare in ascolto della Sua Parola e in contemplazione di quello che adesso Lui sta aprendo, senza correre a pensare al domani, immaginando quali porte potrebbero aprirsi e cosa potrebbe essere di noi?
Riesco a fidarmi che qualsiasi porta Lui aprirà sarà quella che mi/ci porta alla Verità?
O preferisco farmi prendere dall’ansia, dalla preoccupazione, dalla fretta di capire tutto?
…
Prendersi il tempo. Prendersi questo dono. Non buttarlo via.
Renderlo albero, renderlo beato, renderlo fecondo. Oggi per domani.
Se desidero che la mia vita e quella della mia famiglia sia feconda, è oggi che sono chiamato a usare il tempo per gettare le radici nel posto giusto, passando dalla beatitudine descritta da Gesù.
Non certo quella della gioia mondana, della ricchezza, dei beni esteriori. Piuttosto quella della povertà, delle lacrime, della solitudine in Dio. San Giacomo ce lo sta dicendo in questi giorni, oggi particolarmente! (Gc 5, 1-6)
Non certo una porta larga. Una porta stretta. Davvero stretta. Quella della Vita, quella del canale del parto. (Mt 7, 13)
C’è da prepararsi. C’è da fare i prepper.
Non posso farne a meno. Una voce grida dentro di me, una Verità parla dentro al nostro cuore. Non può più essere tenuta ferma.
Ha bisogno di muoversi, di uscire, di radicarsi alla Sorgente. Ma con quale sapienza?
Con la sapienza che è scritta nel corpo: anche quando è fermo, anche quando dorme…si muove. Sempre. Circolazione, respirazione. Movimenti finissimi, del sistema nervoso autonomo, che vanno. Vanno anche senza di te. Vanno anche senza il tuo controllo.
Non è così questo momento? Non è così la vita del seme? Non è così la vita con Dio?
Un Padre, un utero, un embrione.
Lui, noi e la relazione tra noi.
La mia Vita va avanti, la regola Lui. Va avanti, anche senza di me. Va avanti perché la fisiologia è Sua, l’ha pensata e creata Lui.
È Lui che mi porta in grembo, non io.
Io mi fido.
Rabbia, nervosismo, fretta.
Contemplazione, silenzio, ascolto.
Un moto continuo, dai primi ai secondi. Un moto continuo, verso Dio che vuole incontrarmi, oggi. Un moto continuo di Vita…anche se pare che dai primi ai secondi si va verso il fermarsi.
Così pare. Ma a Dio non piace il “pare”…a Dio piace il cuore. Che ha altre leggi.
Dov’è il moto nella contemplazione, nel silenzio, nell’ascolto?
Eppur si muove.
Lele