E il settimo giorno…

“Dopo la fecondazione, il germe si divide in cellule sempre più piccole (i blastomeri) senza cambiare apprezzabilmente di volume per almeno tre giorni. Nello stesso tempo si dirige verso l’utero.

Le varie tappe della segmentazione avvengono durante la prima settimana di sviluppo mentre il germe migra dall’ovidotto all’utero e poi si libera della zona pellucida e si attacca alla parete dell’endometrio.” (Embriologia, Barbieri-Carinci)

Cari piccoli germi! Mmm no non suona molto bene! E poi siamo già più avanti…

Domenica scorsa abbiamo iniziato il nostro viaggio verso la (ri)nascita. È passata una settimana e possiamo dire di aver già fatto un bel pezzo di strada! Dio ci ha raccontato tutto ciò che conta. Vediamo perché!

Leggendo sopra, nel riassunto di ciò che ci è successo dalla fecondazione a oggi, possiamo, infatti, notare come ci siamo davvero messi in cammino verso una direzione: l’utero, cioè il “contenitore” della vita. In una settimana abbiamo compresso il viaggio della vita. Il viaggio verso la vita. Ciò che avverrà dopo avverrà soltanto grazie al fatto che siamo partiti e abbiamo già raggiunto la culla dove tutto prende forma. Al settimo giorno arriviamo all’utero e ci attacchiamo, ci impiantiamo. Mettiamo le radici lì. L’incontro è avvenuto. Noi abbiamo detto Si, lui ha detto Si, abbiamo firmato e il gioco è fatto. Ciò che conta, il nucleo del viaggio, dopo 7 giorni, è nostro.

Ma andiamo per gradi. O meglio, per giorni.

Innanzitutto, ricordiamoci che noi siamo il germe e l’utero verso il quale ci dirigiamo è di Dio. Usiamo l’embriologia, studiamo il corpo, come è stato creato, come funziona, come ci ha condotto alla nascita in Terra…come analogia alla gravidanza “immaginaria” che stiamo facendo, per RI-nascere a vita nuova. Una seconda volta, nello Spirito, e non più solo nella carne. La carne, il corpo, ce lo racconta. Ci aiuta a farci vedere concretamente cosa succede. Il cristianesimo è roba di ciccia, che si vede. Non finzione. L’immaginazione ha una realtà visibile.

“La vita biologica è la migliore analogia per capire la vita di fede.” Ci racconta Don Fabio Rosini parlando del suo libro l’arte di ricominciare. Un intevento pazzesco, di cui lascio il link in fondo all’articolo, perché è assolutamente da ascoltare in quanto è opera dello Spirito. È opera dello Spirito ciò che dice ed è opera dello Spirito il fatto che mi sia stata mandata da una di voi proprio in correlazione con questa tappa del nostro percorso (grazie Marta!!). Perché? Vediamolo insieme.

Don Fabio usa i 6 giorni della creazione di Genesi 1 per spiegare la rinascita a vita nuova di una persona. Cioè, lo stesso argomento di questo percorso. Quale la nostra analogia, quale il pezzo che facciamo noi in parallelo? Usare questi primi 6 giorni della gravidanza biologica allo stesso modo. Non il creato, ma la creatura.

(In corsivo riporto i riferimenti presi dal suo libro e che ho trovato connessi con il nostro percorso)

1-2. “C’è sempre molto più da riconoscere che da conoscere.”

Siamo partiti e ci siamo divisi in blastomeri, cellule più piccole, perdendo già una parte di noi: la corona radiata, una specie di corazza intorno. Durante il primo giorno o al più tardi al secondo.

Non abbiamo fatto in tempo a partire che ci siamo dovuti dividere, spezzare, disgregare, rinunciando alla nostra corazza. Eh che cavolo! Partiamo male!

“Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche.”

(Lc 9, 3)

Se davvero desideriamo rinascere a vita nuova incamminadoci verso di Lui…ci è chiesto fin da subito di viaggiare leggeri. Nudi. Solo noi. Così come siamo. Senza maschere, senza corazza. Il primo giorno, subito.

“Lascia tutto e spezzati. Disgrega il tuo ego perché ho dei piani io per te”…così ci dice Dio. Hai capito, veh? Ammazza. Forse ci ripenso su……

Il bruco sta lì, vive bene nel suo essere bruco. A una certa gli viene soffiata dentro un’informazione: voglio trasformarti in farfalla. “Eh no! Io sto bene qui! Che vuoi da me?” E si mangia questa soffiata. E così per un po’. Il bruco non accetta questo cambiamento…fa fatica a lasciarsi plasmare…

Questo cosa ci dice? Che anche noi siamo attaccati al nostro ego. Alle nostre idee, i nostri programmi, progetti, carriere. Titoli, ruoli, vesti. Quando è così, non c’è spazio per Dio. Non c’è spazio per l’informazione nuova, ciò che ci vuole portare a spiccare il volo.

Siamo chiamati a operare una divisione chiara dentro di noi. Fare una bella pulizia, per staccarci da ciò che non ci dà vita e fare spazio a ciò che ce la dà. Accogliere e riconoscere. Ciò che è nostro e ciò che è di Dio. E prendersi subito la responsabilità della scelta, perché il viaggio parte da questo nostro Si…o al contrario, non parte per il nostro No.

Per ricominciare, questo è il primo spigolo contro cui è salutare sbattere: si parte dalle cose come sono, e non come “dovrebbero essere”.

La sapienza non consiste in una teoria in cui far entrare a martellate le situazioni. Uno si ritrova in mano la realtà e l’unica strada intelligente è accoglierla.

Se nella prima fase di ricostruzione, bisogna riconoscere quello che già sappiamo, ora è bene accogliere una grande separazione primaria: ciò che ci dà la vita e la sostiene, da ciò che ce la toglie, che ci uccide.

3. “Dopo 3 giorni queste mini cellule si compattano formando una massa che non ha più divisioni al suo interno, niente più spazi vuoti: la morula. Non siamo più germe. Le nostre cellule interne entrano in contatto tra loro tramite giunzioni comunicanti e sono protette da uno strato esterno.”

E allora vediamo come, accettando l’invito a perdere noi stessi…ritroviamo qualcosa di nuovo. Una massa nuova, che non ha divisioni, tutta unita, formosa. Racconta già qualcosa di bello! Questa morula che diventiamo ha già scritta dentro una Buona Notizia. È già un seme di Vangelo. E questo avviene dopo 3 giorni

“Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.”

(Mt 16, 21)

E continua…

“Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.”

(Mt 16, 25)

Ci siamo già trasformati in qualcosa di nuovo, un nuovo terreno sul quale proseguire la costruzione di noi stessi. Un terreno pulito, che ha fatto spazio alla novità di Dio.

Abbiamo detto dei Si e dei No per creare questo spazio…e alla fine di questo terzo giorno ne raccogliamo i primi frutti.

Ci vuole un territorio. Dio mi vuole regalare una terra per vivere.

I Si, le affermazioni, non hanno sostanza senza un cordone sanitario di No che facciano loro da scorta.

Capire il bene e il male vuol dire capire tutto.

Alla fine di questi 3 giorni, quindi, entriamo nella cavità uterina. Si aprono le porte per l’inizio della vita in Lui, nel Suo utero, nel Tutto. E ci prepariamo al secondo grande cambiamento strutturale del quarto giorno…

4-5. Ricominciare, non ripetere.

“La morula si trasforma in blastocisti. Fra le cellule cominciano a comparire degli spazi pieni di fluido che poi si riuniscono a formare una cavità unica, il blastocele.

La blastocisti rimane in sospensione libera nella cavità uterina per almeno 2 giorni e in questo periodo continua ad accumulare fluido nel blastocele, il che la fa espandere, mentre la zona pellucida che la circonda diventa sempre più sottile.

Al quinto giorno di sviluppo avviene la “schiusa” della blastocisti dalla zona pellucida.”

Potremmo dire così: più andiamo verso Dio, più andiamo verso una trasformazione, una libertà, un’espansione di fluido dentro di noi, tra le nostre membra. E questo fluido è lo Spirito di Dio, che “aleggiava sulle acque” e che ha posto in noi come un soffio, per dare vita alla nostra carne mortale.

Più progrediamo verso la rinascita in Dio, più lasciamo che sia Lui a dare ritmo e forma alla nostra esistenza. Non ci lasciamo più plasmare dal mondo, dai suoi tempi, dalle sue leggi…ma da quelle di Dio. I nostri giorni saranno di crescita per Lui, con Lui, in Lui.

I nostri passaggi saranno scanditi da quelle Luci che solo Dio può dare, che solo Lui sa mettere sulla nostra strada. E noi impareremo ad accoglierli, riconoscerli…e ringraziarLo, perché ci illumina la via. La nostra esistenza andrà verso un continuo riconoscimento di queste luci…e non potremo più vivere senza.

Quando il mondo brillerà e ci incanterà, noi sapremo guardare a fondo, perché non tutto quello che luccica è oro.

Quel fluido che si sta espandendo in me, se lo lascio fare e permeare in me, mi fornirà tutto ciò di cui ho bisogno per stare nel mondo…da Figlio. Amato.

“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.”

(Gv 14, 15-17)

Se perseveriamo nella distinzione tra ciò che è Vita e ciò che no, tra ciò che è ispirazione dello Spirito e ciò che è passione della carne…se sapremo distaccarci completamente da quella zona pellucida, quel male che non è Verità, quella corazza che già abbiamo alleggerito all’inizio del viaggio, ma che ancora sa di zavorra….allora possiamo DAVVERO prepararci all’ultimo salto.

“Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.”

(Mc 9, 43)

È il Vangelo di oggi. Con questo taglio definitivo apriamo la porta a ciò per cui siamo qui: desideriamo essere finalmente noi stessi. Desideriamo vivere finalmente la nostra vita.

Non ci interessano gli altri, non ci serve a nulla invidiare qualcun altro. Ciò che non è nostro, ciò che dà scandalo e che non mi fa progredire verso Dio lo dobbiamo lasciar andare del tutto. Chi siamo chiamati a essere è nessun altro che noi stessi! Andare all’essenziale, al succo, al Centro.

E si impara a puntare il compasso della propria esistenza non sul calendario ma sugli incontri con Dio, sulle svolte rilevanti.

Punti di illuminazione per governare, e perché la luce sia distinta dalla tenebra.

Che luce c’è in me? Come guardo le cose?

Il male prende l’uomo e lo porta in una dimensione che non è la sua verità. Quando un uomo di ravvede, si dice che torna in sé stesso.

L’ispirazione viene dallo Spirito Santo, e la sua logica è l’amore, quindi propone ma non impone, perché l’amore implica la libertà.

Insomma: se si deve ricominciare, le suggestioni sono dannosissime. Le ispirazioni sono il fulcro di una ripartenza limpida, bella.

La vita migliore da vivere, è la tua. Tutti i conformismi sono rifiuto della realtà in nome di un modello.

La vita è benedetta, è da accogliere. Vivere questo procura luce e innesca una consapevolezza che apre alla gratitudine.

Ricordiamo il Vangelo di Luca, dei 10 lebbrosi, con il quale abbiamo aperto il percorso “Àmati” dello scorso anno, di cui “Into the Womb” è un approfondimento, un’estensione: purificati tutti e 10, ma solo uno è salvato. Quello che ringrazia. (In questa pagina trovate i riferimenti)

“Dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.

(Ef 4, 22-24)

6-7. Che è, quindi, l’ultimo salto?

“Una volta uscita dalla zona pellucida, la blastocisti può attaccarsi alla parete dell’endometrio e cominciare l’impianto nell’utero, un processo che si svolge in due fasi: prima l’aggancio, e poi la penetrazione vera e propria.

L’aggancio della blastocisti dell’endometrio avviene in genere al sesto giorno, e consiste nel fatto che, dopo aver preso contatto, i microvilli della blastocisti si attorcigliano attorno a quelli dell’endometrio e formano dei veri e propri nodi che li fissano alla parete dell’utero.

La penetrazione nell’endometrio, invece, comincia in media al settimo giorno con la secrezione di enzimi che digeriscono attivamente l’epitelio endometrale, e richiede nuovi processi di differenziamento.

Siamo al termine della settimana. Siamo al culmine. L’unione con ciò che ci porterà ad essere gli uomini e le donne che siamo chiamati ad essere. L’aggancio con quella culla che porta alla Vita. La fusione con quel Dio che ci ha pensato prima di ogni cosa. E ci ha creato a “Sua immagine e somiglianza”.

Siamo arrivati fino qui. Abbiamo lasciato per strada, passo dopo passo, ciò che ci fa male, che non è nostro. Abbiamo scelto verso dove andare, messo dei limiti, detto dei Si e dei No seri. A volte duri, scomodi. Non indolori. Ma per un Bene più grande. Per quella meta chiara che abbiamo davanti e che non vogliamo mollare. Per quella rinascita che ridona identità.

Ed è grazie a questi passi che siamo qui. Davanti a quella possibilità concreta che ci viene donata da Dio. Dire l’ultimo Si, unirsi a Lui fino in fondo, agganciarsi al Suo Amore, penetrare in Esso. E lasciarci trasformare per 9 mesi e per l’eternità!

Tutto questo può avvenire soltanto con due Si. Il nostro e il Suo. La fecondazione non avviene solo per il gamete maschile. E nemmeno solo per l’ovulo femminile. La vocazione scritta in ognuno di noi e che andiamo cercando, qui, insieme, è feconda soltanto se noi concludiamo il nostro Si che si incontra con il Si di Dio.

L’utero è Suo, ci deve accogliere. La chiamata è Sua, noi dobbiamo accoglierla. È uno scambio di accoglienza. Di riconoscimento. Di gratitudine.

La nostra nascita biologica è già avvenuta, il nostro corpo è quello che abbiamo. I nostri genitori ci hanno già donato la vita terrena. Gli siamo grati, per sempre. Ora tocca a Dio. E a noi. C’è un’altra accoglienza da fare. Un’altra settimana come questa descritta, da compiere. Un’analogia della biologia. Ce lo racconta in modo mirabile e perfetto, per noi, oggi, Rosini, nella catechesi già citata:

Per far rinascere una persona ci vuole il gamete maschile, la Parola di Dio. Infatti, come viene generato l’Uomo Nuovo, Gesù Cristo? Maria accoglie la Parola, dell’Angelo. Lo Spirito Santo la mette incinta. Il suo cuore è l’ovulo femminile. Nella fede, il verbo essenziale, è accogliere. Bisogna dire di Si a Dio. Fare un atto di fede.

Allora sì che arriviamo alla fine della creazione, nella quale Dio crea l’uomo a Sua immagine. Perché solo lì è pronto ad accoglierlo davvero. E solo lì, l’uomo, è pronto a riconoscerLo e accoglierLo a sua volta.

Tutto quello che abbiamo passato, lasciato, sofferto, cercato, patito, in Terra, con la vita biologica. Tutto ha portato qui. All’aggancio, alla penetrazione. Noi ci fondiamo in Lui così, con le nostre storture e con le nostre bellezze. Perché, in realtà, siamo tutta Bellezza. Ma ci serve arrivare qui senza ancora averlo vissuto, senza ancora aver cambiato sguardo. Perché quella è roba per la fine, per i 9 mesi compiuti. Non corriamo!! So che sembra già che abbiamo fatto tutto, perché in effetti, un po’, è così. Questi 7 giorni iniziali, dicevamo, raccontano già Dio al completo. Però noi siamo ancora piccoli uomini e donne all’abbozzo. Con “solo” la nostra vita terrena, la nostra polvere, in cerca della vita nuova, nello Spirito. Abbiamo tempo per vederci tutti belli. Per amarci. Per rinascere figli liberi. “Ognuno secondo la propria specie”.

Ora godiamoci il viaggio, avendo visto un signor trailer.

La vita nuova è Pasquale.

La vita sorge dalla terra. Si va dalla polvere alla vita. Possiamo guardare a Gesù Cristo, Colui che riparte dalla polvere per andare alla resurrezione.

Se il salto-in-oltre da fare nelle prime umiliazioni è dalla menzogna alla verità, qui il balzo è dalle nostre opere a quelle di Dio.

L’uomo è cosa molto bella.

Essere ad immagine e somiglianza di Dio, avere un compito di governo sulla terra e sulle creature, essere fecondi e generare altra vita.

Se Cristo ha accettato di incarnarsi, patire, morire e risorgere per noi, non può essere che noi siamo una cosa così brutta.

Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.”

(Gen 2, 3)

E il settimo giorno…si impiantò. Perché la festa è sacra, no? Eh.

Sacri siamo noi.

Sacro è il nostro corpo.

Ma per questo…ci sarà la seconda tappa!

Ciao amici! Pregate per noi!

Lele

👉 Catechesi di Don Fabio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *