E quel fratello minore…dov’è?

Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua.
Poi sedettero per prendere cibo.

(Gen 37, 23-24)

Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.

(Lc 15, 12-13)

L’importante è avere un tornaconto, un’eredità, un patrimonio sul quale poggiare finalmente il mio sedere.

L’importante è spogliare gli altri e vivere nell’ingiustizia, essere indifferenti ai bisogni altrui, prendersi le proprie cose e farsi gli affaracci propri.

L’importante…è sedersi comodamente a mangiare, sperperare i soldi in comfort inutili e vivere in modo dissoluto, tanto che male faccio?

Non dire: “No, dai, io sto dalla parte di Giuseppe, io sono come il fratello maggiore! Sto alle regole, faccio il bravo e sopporto pazientemente le persone moleste… seguo il Signore, vado a dire le mie preghiere, di certo non farei il ribelle andando a sperperare, uso i miei beni oculatamente!”

Non pensarlo nemmeno. Anche Pietro promise imprese eroiche per Gesù…e chi fu, poi, a rinnegarlo tre volte?
Piuttosto guardati dall’avarizia che c’è in te e continua a leggere, perché da questa parte dell’articolo scrive un fratello minore, uno dei fratelli di Giuseppe…tranquillo! Non c’è voglia di giudicare, ma esigenza di essere salvato. E vorrei chiamarti con me, se vuoi.

“Che guadagno c’è a uccidere il nostro fratello e a coprire il suo sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne”. I suoi fratelli gli diedero ascolto.

(Gen 37, 26-27)

Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.

(Lc 15, 14-15)

Ed ecco che la coscienza si inizia a svegliare, tira su le tapparelle e vede le prime luci dell’alba…inizia a parlarmi…ma io devo rispondere, perché la so più lunga!!

Ma che succede? Mi sveglio triste, è già un pò di tempo che è così…
Se sono triste significa che ho dei bisogni insoddisfatti
Ho fame! Di cibo, di gloria, di supremazia! Qual è la via che mi porta a guadagnare, a soddisfare i miei appetiti, a riempire la mia pancia?
La più rapida e sbrigativa, vai, senza pensarci! Oh, alla fine devo pur sopravvivere!
A discapito degli altri? Ma figurati, che male vuoi che faccia! È mio diritto guadagnarci qualcosa in questa vitaccia, almeno quello lasciamelo!
Sono sicuro che tanti mi danno ascolto e sono d’accordo con me!

Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d’argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto.

(Gen 37, 28)

E fu così.
Ostinatamente sordi alla voce della coscienza.
E arriviamo allo sfratto, a vendere un fratello, a fare tutto sottobanco…pur di mangiare, di essere nei primi posti, di essere ben visti.

Eh vabè dai, “mal comune mezzo gaudio”, lo sappiamo tutti che funziona così, chi può dire di non fare mai mezzucci? Il buon Dio ci perdonerà! Ora godiamocela, dai! Chiama anche quel fratello minore là, che era in giro a prostitute!

Ehi, ma dov’è? Perché a ‘sto giro hai citato solo la storia nostra e di Giuseppe e la sua no?

Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!

(Lc 15, 16-17)

RITORNÒ IN SÈ!? MA CHE GLI È PRESO!?
Fèrmati, fratello! È pericoloso! Dai, l’abbiamo vinta fino ad adesso, vuoi arrenderti alla coscienza sul finale? Ma che figura ci fai! E poi tuo Padre, figurati come ti vedrà adesso! Ti sbatterà fuori, l’hai disonorato, se vuoi che ti riconosca ancora come figlio e ti dia da mangiare almeno fai finta, dì che sei stato derubato e lui avrà pietà di te! Ti immagini se dicessimo a nostro padre che abbiamo venduto Giuseppe? Sei fuori?! Meglio tornare con le mani pulite e dire che è stato catturato o qualcosa del genere!

Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Si alzò e tornò da suo padre.

(Lc 15, 18-20)

Tutti in silenzio.

Vogliamo prendere la Quaresima come occasione per ritornare in noi stessi, lasciarci spogliare dei nostri beni e rivestirci dell’abbraccio del Padre?

Se sì, continuiamo a camminare tra le Sue braccia! Lui ci vuole figli, non schiavi!
Ah, dimenticavo! Non perdere tempo a giudicare i fratelli di Giuseppe…anche per loro la storia non si chiude qui! Ma lo vedremo nelle prossime tappe del percorso…ora resta concentrato nel prestigio che Dio dona a te!

Un abbraccio!
Non come quello del Padre, ma speriamo…un riflesso di esso!

Lele

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