Alzi la mano chi, nel ripercorrere la propria vita, dalle origini fino ad oggi, per scovare quegli “eventi positivi”, quei benefici da non dimenticare e per i quali essere grati, non è inciampato anche in quei fatti…non proprio così positivi.
È inevitabile aver vissuto situazioni dolorose, che ci hanno fatto soffrire o in cui, anche per causa nostra, altri hanno sofferto. Situazioni che ci hanno causato delle ferite, che spesso restano aperte e che, più le portiamo alla mente, più bruciano.
Di fronte a questo potrebbe diventare difficile proseguire con la benedizione, far cantare ancora, dentro il nostro cuore, il Salmo 102 che ci sta accompagnando in questo percorso. Ci verrebbe, più, da maledire, cioè dire male di questi ricordi, perché si vorrebbe solo cancellarli, non riconoscerli come parte della nostra storia e “lasciarli al passato perché non mi appartengono più, ormai”.
E così “smembriamo” la nostra vita, il nostro corpo, il nostro essere. Ci dividiamo tra il prima e il dopo quel fatto, tra il nostro corpo di anni fa e quello di adesso, tra come eravamo quel giorno e come siamo ora. Siamo spezzati, frammentati tra ciò che di noi vediamo come da scartare, come vergognoso, da buttare, e ciò che accettiamo, che etichettiamo come “ok”, che ci restituisce un’immagine bella di noi.
Cataloghiamo il mondo fra sani e malati, è tutto bianco o nero, mettiamo la testa sotto la sabbia pur di non guardarci dentro, pur di non vedere in noi luci ed ombre.
Ma dentro a questa cosa come ci stiamo? Come ci sentiamo? Come può essere che Dio, che ci ha fatti a Sua immagine, abbia avuto la “brillante” idea di pensarci…smembrati? Per Lui esiste davvero una categoria d’esclusione?
Facciamo un passo indietro, o un passo “fuori“, perché sappiamo che, quando siamo in mezzo alle cose, invischiati, non riusciamo ad essere oggettivi. Dobbiamo uscire e vedere le cose da un altro punto di vista, per definirne meglio i contorni.
Per questo passaggio importante del percorso, ci viene in aiuto la prima lettera di Giovanni apostolo:
“Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3, 1)
Ragazzi, in principio ci sta sempre questo: siamo davvero figli amati! Per davvero Dio è venuto ad abitare in noi, per davvero ha scelto il nostro corpo come dimora. Non è una fake news. “Eh, grazie, ma allora perché permette le nostre cadute? Perché lascia che usiamo il nostro corpo per farci del male, lascia che ci imbattiamo in situazioni, persone, relazioni, fatti che non fanno altro che ferirci e ferire altri? Che amore è questo?”
Siamo in Quaresima, un tempo di grazia nel quale siamo chiamati a fare verità su noi stessi, a toglierci da quei falsi giudizi che altri ci danno o che ci diamo da soli. E cosa succede in questi 40 giorni? Cosa ci racconta il Vangelo di Gesù nel deserto? Che viene continuamente tentato.
Il Diavolo, il divisore, colui che tenta, cerca, appunto, di dividerci, tra di noi e dentro di noi. Vuole dividere la nostra verità da noi stessi…e la nostra verità è proprio quella di essere figli di Dio. Quindi sta tutto qui: la tentazione serve a distrarci da questo. Punto. Senza troppi giri di parole.
E allora ecco che Giovanni continua nella sua lettera:
“Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto come egli è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perchè da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo.” (1Gv 3, 7-8)
Qui potremmo sentirci subito giudicati. “Allora io, che riconosco tutti i miei peccati, e continuo pure a farne…sono del diavolo, sono da buttare. Dio non è in me.”. Eccola la più grande tentazione. Dubitare di Dio. Dubitare che Lui sia in me, che abbia davvero scelto di venire in me, vista la mia schifezza. Il diavolo, quindi, ci porta a vedere il nostro male e crogiolarci su di esso, a concentrare il nostro sguardo lì, censurando orizzonti nuovi.
Così Dio entra in scena e ci viene incontro, mandandoci Gesù, per “distruggere le opere del diavolo.” Questo significa che ci ha già pensato Lui, ci ha già salvato. Li ha già preso su di sè i nostri peccati. In che modo? Morendo. Cioè andando verso la più “alta” forma di peccato. Sì, perchè la morte è la meta del peccato. Quando noi pecchiamo stiamo prendendo l’autostrada verso la morte, perchè la morte non è solo quella biologica. Morte è tutto ciò che viviamo come mortifero per noi, per la nostra vita, il nostro essere e, di conseguenza, anche per il nostro corpo. Morte è tutto ciò che toglie vita, che scrive “Vuoto. Nulla. Fine.”. Così l’uomo ha spedito Gesù in croce! Noi mandiamo Gesù in croce tutti i giorni! Con i nostri egoismi, le nostre pretese, le nostre manie di protagonismo, i nostri peccati. E Lui ha accettato di andarci. Accetta di andarci sempre. Questo…non è Amore vero?
“In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi.” (1Gv 3, 16)
Ha messo in gioco la propria esistenza, ha sentito il sangue scorrere sul proprio corpo, per dimostrarci che…che cosa? La risposta è arrivata dopo 3 giorni. Subito, “si fece buio su tutta la terra” (Mc 15, 33). Sembra che davvero il diavolo abbia vinto, che il male abbia surclassato il bene, che la morte abbia prevalso sulla vita. Dio permette che questo pensiero, questa tentazione abbia la meglio. E 2 giorni…pensiamoci…non sono pochi. Si sta male per mezz’ora immersi in un peccato. Ma anche per 5 minuti. Figuriamoci. Cioè Lui lascia che ci sia questa situazione, per testare la nostra fede. Per vedere se e quanto crediamo nella Sua paternità. E poi risorge. Vince la morte, ci urla che il peccato è vinto dal di dentro, non eliminandolo! E’ vinto passandoci in mezzo, giocando la propria carne, rischiando tutto di sè! Non qualcosina, tutto.
Allora noi, che siamo qui a fare memoria, che ci guardiamo indietro…e fatichiamo da morire ad accettare la montagna di male che abbiamo fatto, che ne vediamo ancora tanto nel nostro presente…ricordiamoci di questo. Possiamo davvero essere immersi e schiacciati dai nostri pocci, di vario tipo. Nel video (https://youtu.be/mud4tD6FY7A) raccontiamo alcuni esempi nostri, ne possiamo trovare tanti altri: l’educazione ricevuta, i rapporti familiari, le nostre amicizie e relazioni sentimentali passate, l’uso del nostro corpo, delle nostre parole, del nostro tempo. Tutto raccolto in un elenco che sembra più un inno alla falsità di noi, più che un cantico di lode alla nostra verità! Il punto è proprio quello: è vero. E’ tutta una falsità, qualcosa che non racconta il vero me stesso, il vero te stesso! Allora impariamo da Gesù a fare come ha fatto sulla croce: accettiamo. Accogliamo questo fatto, stiamo con questa realtà, dentro di essa. Ricordiamoci che per Lui faceva parte del percorso, era già scritto, previsto…e l’ha scelto. “Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.” (Sal 24), tutto quello che abbiamo scritto nel nostro corpo, che è impresso nelle pagine della nostra storia, fanno parte del disegno che è per noi. E, dato che la mano autrice è di Dio, è stupendo a prescindere, comunque, nonostante tutto!
Allora possiamo, poi, incamminarci verso una via nuova, una vita nuova, che riparte proprio del nostro peccato. Grazie al nostro peccato! Grazie a ciò che di me rinnego, oggi sono qui. Ma non perchè sto rinnegando me come persona, creatura…ma sto rinnegando il peccato, cioè annuncio che nella mia carne ho sperimentato che quella roba lì mi porta alla morte. E allora, scelgo la vita. Questa è la libertà del vero amore. Io, Dio, so che sono Via, Verità e Vita, ma non te lo impongo, te lo lascio scegliere. Così, scegliendolo, potrai viverlo a pieno, giocandoti tutto! Una cosa scelta è una cosa possiamo vivere. Una cosa imposta è un peso che dobbiamo tenerci addosso.
Non ci resta che…restare. Restare nella relazione con Dio dentro di noi, curare il nostro dialogo interiore con Lui. Tramite esso possiamo vincere il maligno, che ci parla con chiasso da mercato, che urla tutto e il contrario di tutto. E’ nel profondo del cuore che sentiamo la voce leggera, il sussurrare di Dio, che suona così:
“So che sei tormentato, so che sei schiacciato. Non vedi la luce, vedi solo buio. Il tuo cuore ti rimprovera continuamente chi sei stato e chi sei. Stai tranquillo. Ti prendo per mano io. Vieni con me. Lasciati guidare. Lasciati amare. Non mi sono scandalizzato quando ti ho creato, non mi scandalizzo nemmeno adesso. Non lo farò mai, sarò sempre con te.”
…
“In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.” (1Gv 3, 19-20)
“La tua memoria sarà guarita quando, volgendo lo sguardo agli eventi traumatici del passato, saprai dire: Grazie, Signore! Anche in virtù di quei terribili eventi, oggi mi trovo in verità davanti a Te.” (Padre Giovanni Marini)
Allora sì che possiamo continuare a cantare la nostra benedizione! Egli PERDONA tutte le tue colpe!!
Coraggio! Non possiamo sfuggire al peccato, alla nostra realtà di creature fallibili, ma possiamo scegliere: se vivere di perdono come Pietro o continuare a tormentarci come Giuda.
E tu? Cosa scegli?
A presto!!
Emanuele&Marianna + family
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Per chi ama gli schemi: ricordiamo le grafiche riassuntive del percorso qui!
Per approndire: tutta la prima lettera di Giovanni (1Gv)! Riguardati la storia di Pietro (vedi riferimenti nell’articolo precedente) e cerca sulla Bibbia dove e come agisce Giuda; Libri “L’arte di guarire”, Fabio Rosini + “Vincere il male”, Anselm Grun.