17.10.21
Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo
Mc 10, 35
Lè. Oggi Giacomo e Giovanni sono secchi, pretenziosi. Dai, su, Signore, siamo arrivati fin qui. Ti stiamo seguendo, senza batter ciglio. Ora fai sta roba per noi!
Il desiderio. Il sogno. L’aspirazione. Torniamo sempre all’inizio del percorso, ricordate? Abbiamo dei desideri e questi spingono! Li mettiamo nelle Sue mani e dai…quanto vorremmo vederli realizzati!
Ancora una volta, il Signore non li sminuisce. Li prende in considerazione. Li accoglie (prima tappa…)
Cosa volete che io faccia per voi?
Mc 10, 36
Chiede, ci ascolta, non ci sbuffa davanti agli occhi.
Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra
Mc 10, 37
Ok ok ok. Ambiziosi, come sempre. Vi ho fatti così, scelti così. Dovevo pur aspettarmelo. Venite che vi torno a spiegare bene il “Mio però”.
Eh già…c’è sempre quel Suo però. Il solito.
Il desiderio va purificato. Va spogliato. Va portato all’essenza. Guardiamoci dentro, insieme.
Ancora?? Ci siamo innestati nel Suo utero, abbiamo ricevuto il Battesimo, inglobati in Lui, spogliati di tutto ciò che non serve e che ci porta alla nostra essenza. L’abbiamo già fatto! Dai, diciamo anche di no ai social network! Siamo andati via dalla casa di proprietà nostra eredità, abbiamo lasciato fratelli, sorelle, amici…stiamo portando avanti il Tuo progetto per noi rinunciando al resto… e tu ancora con questo…purificare?
Abbiamo già capito, la nostra essenza è fatta di 3 foglietti embrionali, di 3 persone della Trinità, di 3 dimensioni che vanno oltre a quel 3d che conosciamo. L’abbiamo visto la scorsa settimana. Cos’altro manca?
Dio desidera portarci fino in fondo alla spogliazione. Ci chiede di passare dalla grandezza del mondo a quella Sua. Di passare dalla gloria personale alla Sua gloria.
Eh oh. Me l’avete chiesto voi di sedere nella Mia gloria. Mo’ vi devo spiegare cos’è…
Abbiamo curato il terreno e siamo stati un disco, piatto. Ma oggi, che si conclude la quarta settimana, non siamo più un disco piatto. Prendiamo una forma. Una forma che pare una C.
Una C di Calice.
Cosa è successo in questa settimana?
“La crescita longitudinale dell’ectoderma, e in particolare del tubo neurale, è molto superiore a quella degli altri foglietti, col risultato che l’ectoderma deborda sul resto del corpo sia in avanti sia all’indietro, formando rispettivamente la piega cefalica e la piega caudale dell’ectoderma.“
L’ectoderma, lo strato più esterno dei 3 che ci compongono, si ripiega sugli altri 2 (meso ed endoderma), formando questa C.
Curiose 2 cose. La forma a C e questo “ripiegarsi”. Perché?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Rm 6, 4
Sepolti nel Suo utero tramite il Battesimo. Fatto, abbiamo detto. Possiamo camminare in una vita nuova. Lo stiamo facendo, pare. Cosa completa, allora, tutto questo bel discorso?
Andiamo avanti nel Vangelo di oggi. Cosa risponde Gesù alla richiesta di Giacomo e Giovanni?
Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.
Mc 10, 38-39
Mancava quello! Il calice! Perché con quel calice Dio ci comunica la gioia della comunione con noi! Siamo entrati in Lui, abbiamo detto il nostro Si, ha iniziato a trasformarci…e Lui ci fa festa!
Il calice è il simbolo del banchetto che Dio vuole fare con noi, bere dove beve Lui, far festa! È una gioia! “Lo possiamo“!
Ed è pazzesco come Lui ci comunichi questo simbolo proprio tramite la carne del corpo! Lui ci fa calice, direttamente!
Cioè, non solo possiamo bere nel Suo stesso Calice…siamo noi stessi il Suo calice, dove Lui ripropone la comunione con gli uomini per l’eternità!
Il nostro corpo è un santuario, dicevamo per questa tappa, no? È questo! Il luogo della comunione tra noi e Lui. Nel nostro corpo, così come si sta sviluppando, è scritta la stessa salvezza che Lui ci dona. Questo è lo sguardo del Padre sul nostro corpo. L’ha pensato così! È meraviglioso.
Lui ci ha preparato tutto questo per noi, ci ha fatto “luogo di nascita“, per noi stessi e per gli altri, dove ripetiamo la Sua immagine! Per questo siamo a Sua immagine e somiglianza! La vera grandezza è amare, è essere questa comunione d’Amore! E lo siamo, lo possiamo!
Di fatto, in questo primo trimestre di gravidanza, la madre rappresenta il luogo di nascita per il bambino-seme, il terreno dove è piantato e dove può crescere. Il suo grembo è questa comunione di amore! Il grembo di Dio, dove siamo noi, è quel luogo…e Lui vuole fare di noi la stessa cosa!
Ma, attenzione. C’è un’altra faccia della medaglia del Calice. Quella che ci spiega, appunto, come entrarci fino in fondo in questo Calice. Come entrarci fino in fondo, nella Sua Gloria.
Perché Dio come ha portato a compimento questa Sua lettera d’Amore per noi Suoi figli? Mandando il Suo unico Figlio, Gesù. E cos’ha fatto, Gesù, per completare l’opera di comunione con noi? Ha versato il Suo Sangue.
Il calice, la coppa, allora, diventa anche ciò che contiene questo Sangue (il vino durante la consacrazione nell’Eucarestia). Diventa ciò che “contiene” la Nuova Alleanza tra Dio e il popolo.
Ed è un Sangue versato, donato. Una morte, uno spezzarsi, un tenere nulla per sé.
E qui, allora, viene il secondo punto. Il ripiegarsi.
Sembra proprio quello che fa la madre con il suo bambino, quello che fa l’utero attorno al corpo dell’embrione. Quello che fa il Padre con noi.
Nello stesso sviluppo del corpo avviene quel gesto che tanto simboleggia l’amore che si spezza: l’abbracciare, il chinarsi su una creatura, il servire.
È quel Gesù che si china a lavare i piedi agli apostoli. Perché “li amò fino alla fine”. (Gv 13, 1-15)
È quell’amore “fino in fondo”, fino a dove l’uomo da solo non osa arrivare, fino dove solo il gratuito ti porta. Senza sconti.
È quel Gesù che muore in croce, appunto. E non è tanto comodo. Lui stesso voleva abbandonare da sé quel Calice, nel Getsemani.
Però ci è andato, fin là. Ha aperto quella porta. Ci ha mostrato il Suo Trono, la Sua Gloria, quella dove Giacomo e Giovanni vorrebbero entrare. Una croce.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.
Eb 4, 15-16
Seconda lettura, di oggi.
Lui davvero non sminuisce la richiesta dei due boanerges. Così come la nostra. Davvero vuole farci parte di questo Calice, tanto da darci quella forma. Davvero vuole farci salire su quel trono della grazia. Davvero dovremmo seguire Paolo che ci invita ad accostarci a esso con piena fiducia.
Però. Forse, stavolta, mettiamo noi il però. L’avessimo saputo che saremmo andati incontro a quello…eh…ci avremmo pensato un attimo prima di chiedertelo, Rabbì.
Ma io lo sapevo. Non ti preoccupare. Lo so che hai paure, lo so che sei fragile. Anche io ho avuto paura nel giardino. Però, “fino in fondo”, ci sono arrivato. Con la mano del Padre mio. Non temere. Li conosco i tuoi peccati, so tutti gli errori che hai fatto e che farai. Ma questa porta è ormai aperta, da me. Non la chiude più nessuno. Sono sempre lì ad aspettarti. Quando vuoi. Varchiamo insieme.
Rehem, utero. Rehem, misericordia. Stessa radice. Eh, mica è scemo il Creatore. È nell’utero che troviamo la tenerezza e la compassione della maternità. Del Padre che ci accoglie in Lui, che ci custodisce, ci nutre.
“Accostiamoci al trono della grazia per ricevere misericordia.”
Mica per dimostrare. Mica per dominare. Mica per farci vedere quanto siamo belli e bravi. Ma, prima di tutto, per farci perdonare. Per farci amare. Per davvero. Perché se non ci lasciamo amare, se non lasciamo operare Dio in noi anziché dettare le nostre richieste….come possiamo essere amore a nostra volta? Come possiamo incarnare quel Calice, luogo di comunione?
La croce è il trono. La croce è la via. Il sangue versato è il compimento. Cristo, tramite il suo sangue, è diventato strumento di espiazione dei peccati per mezzo della fede. (Rm 3, 25)
La croce non di per sé stessa, ma come simbolo di questa espiazione. Simbolo della liberazione da ciò che ci incatena. Simbolo della comunione di Vita, come il Calice.
Lì c’è da passare, lì c’è da entrare. In noi stessi, di fatto, dove possiamo riprodurre quanto Cristo ha operato per noi.
Eh già, infatti è proprio questo Amore di cui parla Gesù se proseguiamo nella lettura del Vangelo:
Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Mc 10, 42-45
Gesù rivela, così, la vera regalità. Rivela come funziona il mondo….e come funziona il Suo Regno. Sta a noi scegliere. Il nostro corpo è lì per ricordarci la Verità, è un racconto del Regno. Sta a noi accorgercene e seguire il suo corso, la sua fisiologia, scorgerne i messaggi segreti del Mistero.
Oggi, quindi, ci ritroviamo formati a C, con tanti ripiegamenti tra questi foglietti, tante “fusioni” tra essi, un intreccio di “ciò che è mio che è anche tuo”. Un vero e proprio condividere per la Vita. Nulla è per noi, tutto è dono. È dono per noi e, così, per gli altri. Questo è l’Amore di Gesù, del cristiano.
Da queste pieghe, da questi foglietti che si fanno curvi gli uni sugli altri, si formeranno gli abbozzi dei vari organi (organogenesi).
Il seme che muore e porta frutto, l’Agnello immolato sulla croce che risorge, ognuno di noi che si spezza il prossimo e genera Vita.
Tutto torna. Si passa dalla morte per essere fecondi. Il perdono, in fondo, è proprio questo. Portare la vita dove c’era la morte.

Per noi, dal fidanzamento a oggi, passando per Samuele Giovanni, abbiamo toccato con mano che dove c’è morte c’è vita. Abbiamo sperimentato nella nostra carne che nulla è impossibile a Dio. Che da un grembo sterile può nascere una vita, come per Abramo e Sara.
Proprio là dove tutto è deserto arriva la fioritura. E non c’è da “fare” nulla. C’è solo da accostarsi a questo trono di grazia. Solo da lasciarsi amare. Solo da lasciarsi trasfigurare (cambiare volto), per poi salire in croce e risorgere. (Ez 1, 28)
È un trono di grazia. Un “dono di grazia” (Rm 5, 15), sovrabbondante rispetto alla caduta. La vita sovrabbonda sulla morte. Questo dono arriva a noi con la venuta di Gesù che ci dona…da da daaan…lo Spirito Santo! Quello che stiamo cercando di lasciare agire libero in noi per rinascere a vita nuova. L’unico che è capace di farci diventare luogo di nascita. L’unico capace di dare vita a opere feconde. Perché è quel paraclito che Gesù ci ha lasciato per poter entrare nel calice. E Gesù non si sbaglia. Non ci ha lasciato soli. Per questo non c’è da temere!
Volete proprio “qualcosa da fare”? Fare come ha fatto Gesù. Essere pienamente Calice come è stato Lui. Pur nella paura, pur nella tentazione di darsela a gambe levate. Stare lì, bere con Lui e rinascere.
Fine, basta, quanta roba!! Finito??
Eh no! Fermi! È lo Spirito che guida, prendetevela con lui!
Ora andiamo a scrutare altri simboli su quello che è lo sviluppo dei 3 foglietti distinti in questa settimana!
L’ectoderma, lo strato più esterno, abbiamo detto essere quello che cresce più rapidamente degli altri due, finendo così per ripiegarsi su di essi. Ma da cosa è composto? E cosa origina?
C’è l’ectoderma nervoso (più profondo) e l’ectoderma epidermico (più superficiale). Quello nervoso si sviluppa dividendosi tra tubo neurale e creste neurali. È quell’autostrada che va da capo a piedi e che formerà tutto il sistema nervoso centrale e l’encefalo.
Quindi? Un 3 che torna, ancora. L’ectoderma di rivestimento, il tubo neurale e le creste neurali.
Cioè tutto ciò che contiene e che mette in relazione con l’esterno, che nutre gli altri, che si fa contatto con l’altro (epidermide, pelle, peli, unghie, ghiandole mammarie…) e tutto ciò che dirige, che tiene in connessione il tutto, che mette in relazione con il Cielo, con il Padre.
Il “contenitore” e le “antenne”. L'”hardware” e il “software”.
Il calice, essenzialmente. Ciò che contiene e che simboleggia la comunione con Dio.
E infatti è il foglietto che si sviluppa in modo maggiore e che va proprio a “servire” gli altri, a ripiegarsi su di essi. C’è una priorità e Dio, modestamente, ci si mette dentro 😅.
Poi il mesoderma, andando più verso l’interno. È lo strato di mezzo. Da esso si svilupperanno gran parte di ossa, cartilagini, muscoli…oltre che sangue, cuore, reni…
Ciò che permette la vita tramite il movimento. È quel prolungamento dell’ectoderma che permette la trasmissione e l’attuazione dei messaggi del sistema nervoso. Quest’ultimo invia un segnale e il muscolo lo attua, stando terra terra, per capirci.
È quel dare atto a ciò che è pensiero, quel muovere ciò che è idea, quel dare Terra al Cielo. Va’ dove ti porta il cuore! Mmm sì, dopo che l’ectoderma ha dato disposizioni, però 😘
Quindi prima Dio crea connessione con sé e tra di noi. Struttura quel background che permette ciò che conta: le relazioni. Poi, tramite queste, crea vita e movimento. Nel servire, nel fondersi con gli altri. Non nel comandare e mettere il mio agire al centro, il mio desiderio come unico e insostituibile (come ci spiega bene Rosini commentando il Vangelo di oggi, riguardo la purificazione del desiderio e tanto altro già scritto sopra).
Prima Lui apre la strada, mette i paletti, dona i comandi di gioco, non per farci marionette, ma per renderci davvero liberi, con in mano quella Parola che davvero sa dirigere alla perfezione, che davvero è seme in noi. Allora, dove Lui apre, nessuno chiude (Ap 3, 7). E quando è aperta la Sua via, sì che allora ci si può muovere con creatività e libertà per servire la Vita!
E si chiude con l’endoderma, lo strato più interno, il cuore del nido, il contenuto più “affondato” nella coppa. Già così, senza guardarci dentro, viene in mente la madreperla dentro alla conchiglia. La vita custodita e conservata.
E arriviamo a quel “custodire la vita”, propria e altrui, che dicevamo e di cui ci parla Don Fabio. È quella vera grandezza di cui parla Gesù.
È lì, nel profondo, negli organi più interni generati da questo foglietto (divisi in 3 intestini, guarda caso 😏), che si conserva l’esperienza di Vita.
C’è la parte di ricezione dei messaggi di Dio e altrui (ectoderma), una parte di azione, vita e movimento (mesoderma) e una di custodia di tutto quello che il tuo corpo, tutto il tuo essere ha incamerato (endoderma).
Dall’esterno all’interno. Dalla Guida saggia del Cristo all’interiorità. Ed è lì che, infatti, siamo chiamati a ritornare quando l’esterno tace. Quando “Dio non parla” (ectoderma), quando non pulsa il cuore (mesoderma) per nulla e non sappiamo come muoverci…allora rientriamo in noi stessi, andiamo in quelle stanze interne (endoderma) per rivisitare l’esperienza di Vita fatta. Fare memoria della Grazia ricevuta. Così poi sapremo ripartire e fare il percorso inverso.
Questo è l’autunno. Lasciar cadere le foglie e rientrare in noi stessi.
In questi tre strati possiamo incarnare i 3 sinonimi usati da Don Fabio al termine del commento: diventare punto di vita (endoderma), luogo di servizio (mesoderma) e sorgente di esistenza (ectoderma). Oppure girateli come lo Spirito vi suscita, ma sempre 3 sono 😁.
Davvero, “lo possiamo”. Possiamo essere quel luogo di nascita dove tutto prende Vita! Possiamo essere calice di salvezza dove la Vita viene conservata e donata agli altri!
È il corpo che ce lo dice! È questo minuscolo embrione che siamo che ce lo racconta! E il corpo…non mente mai!

Allora vogliamo essere servi di Dio, cioè obbedienti a questo disegno del Padre? Vogliamo fare questo cammino di liberazione dagli idoli?
Molti degli ultimi saranno primi.
Chi viene in fondo alla fila, fuori dai riflettori, per farsi schiavo di tutti alla maniera divina?
A presto!!
Lele&Mery&co
Meraviglia!!! 🔝 Grazie di 💓 per il vostro sì e la vostra docilità nell’ascoltare lo spirito 🕊