Ciao carissimi lettori!
Abbiamo riconosciuto che il nostro corpo è un dono, tramite il quale Dio ci parla e per il quale dobbiamo ringraziarLo ogni giorno. Desideriamo anche noi, come il lebbroso del Vangelo di Luca, essere salvati ancor più che guariti? Allora proseguiamo il nostro cammino!
Dio si esprime chiaramente riguardo alla sacralità del corpo e all’importanza che gli dà in ogni suo aspetto. Lo fa nel libro dell’Esodo, in particolare in alcuni capitoli, dei quali vi riportiamo un piccolo riassunto, alcuni versetti e degli spunti di riflessione, ma che vi invitiamo a leggere in toto per approfondire la vostra conoscenza!
Cap 19-20: Il Signore stipula l’alleanza con il popolo di Israele, arrivato al deserto del Sinai, e gli lascia le dieci parole.
Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra!
Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile.
Possiamo notare, qui, la pedagogia di Dio. Prima vuole creare relazione, solo dopo dona quelle che sono le Sue parole per vivere una vita piena. Queste, infatti, non hanno lo scopo di insegnare e imporre regole rigide, ma di trasformare l’interlocutore, di renderlo pienamente libero e sè stesso.
Cap 25: Il Signore mostra a Mosè sul monte il progetto della sua futura dimora in mezzo al popolo: un santuario.
Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi.
Dio comunica al popolo di Israele che ha intenzione di venire in mezzo a loro, concretamente. Dio si fa carne, non è mai astratto, possiamo scorgerlo vivo e presente nel nostro quotidiano.
Cap 35-40: Si avvia la costruzione del santuario, secondo le indicazioni precise e dettagliate date dal Signore.
Per sei giorni si lavorerà, ma il settimo sarà per voi un giorno santo, un giorno di riposo assoluto, sacro al Signore.
Prelevate su quanto possedete un contributo per il Signore.
Dio si fida delle nostre mani e ci affida il Suo progetto. Ci dona dei ritmi di lavoro e riposo, ci chiede di contribuire alla costruzione, ognuno secondo la propria personale parte.
Quando noi abbiamo visto citare questi passi al corso fidanzati ad Assisi da Padre Giovanni Marini (al quale dobbiamo un gran bella fetta, se non tutta la torta, del nostro fidanzamento e di questo percorso che stiamo condividendo con voi!)…e successivamente siamo andati a leggerli….ci siamo detti “Che pizza! Ma davvero il Signore ci parla del nostro corpo qui??”.
Ebbene sì, ciò che ci sta comunicando, a ciascuno di noi personalmente, mentre illustra a Mosè questo progetto è proprio questo: desidero costruire un santuario, un tempio sacro, che è il tuo corpo! L’ho scelto come dimora nella quale venire ad abitare per costituire un punto di unione tra cielo e terra e proseguire la mia opera di Creazione!
Ammazza oh! Signore, ma ne sei proprio sicuro? Vuoi abitare proprio nel mio corpo? E benedici così tanto proprio il mio corpo, che io stesso faccio fatica a farmi piacere, a valorizzare, che ha questo difetto, questo malanno, questo acciacco? E tu sei Dio! Perché servirti di un corpo umano per proseguire la Tua opera di Creazione?
Siamo sinceri, questo è quello che ci verrebbe da rispondere. A tutti, nessuno escluso. Siamo tutti esseri umani che navighiamo per i mari tempestosi della vita sulla stessa barca. Perché facciamo davvero fatica a fidarci del fatto che Dio ci ha creato a Sua immagine e somiglianza. Ce lo immaginiamo (se ce lo immaginiamo!) lassù, bello splendente, luminoso, senza una virgola fuori posto….e crediamo che non possa avere nulla a che fare con la nostra realtà, ben più sporca e limitata. E, peggio ancora, che dalla sua alta perfezione ci giudichi e condanni per la nostra condotta malvagia.
Perciò figurati se Dio si abbassa al nostro livello e scommette così tanto su di noi! Cosa torna indietro a Lui?
Invece non è così. L’abbiamo visto in questi brani: crea una relazione con noi, ci dona una strada di pienezza, ci comunica che desidera stare con noi, dentro di noi, nelle nostre giornate, sempre. Davanti alla nostra infedeltà e incredulità, non ha poi smesso di amarci così, anzi:
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto. (Gv 3, 16)
Ci ha mandato suo Figlio Gesù in carne e ossa per raccontarci che Lui è così come noi. Vive ciò che viviamo noi. Sente ciò che sentiamo noi. Soffre come soffriamo noi. Tutto nel corpo, con il corpo. E riguardo alla santità che ha inscritto nel corpo ce ne ha parlato già là, sul Sinai, ben prima di Gesù Cristo.
Proprio perché Lui sa benissimo cosa significa avere un corpo con il quale vivere e morire, è in esso, in quello che ti ritrovi davanti allo specchio quando ti guardi, che Lui ha scelto di venire ad abitare per comunicarti qualcosa di Lui, di te e della vocazione che ha in mente per te.
Proprio tramite ciò che viviamo, sentiamo, percepiamo, tocchiamo, nella gioia e nel dolore, Dio ci viene a parlare. Possiamo capire insieme, quindi, come questo grande mezzo che abbiamo a disposizione sia tempio sacro, in qualsiasi situazione si trovi, con qualsiasi ferita ci ritroviamo o che gli abbiamo causato, con le curve che ci piacciono o con le gambe stecche che non ci piacciono (senza riferimenti specifici alla parte maschile della coppia che scrive……… 🙂 ). Perché, ora e sempre, nell’eternità, in esso risuona la voce di Dio e gode della Sua presenza.
Allora ALT! Quante volte, come San Francesco, ci chiediamo “Signore, cosa vuoi che io faccia?“…e quante volte cominciamo a innervosirci, facendo uscire dalla nostra bocca (o, se siamo “bravi ragazzi” e non vogliamo scandalizzare, la pensiamo e basta) la classica frase “Dio, se ci sei, perché non mi rispondi? Tutto tace!”.
Questo ci sta dicendo: ti ho dato un corpo. Lì mi manifesto! Ascoltalo!
Davvero vogliamo rinunciare a questa opportunità o non ce la lasciamo scappare per niente al mondo?? C’è in gioco la nostra libertà, il nostro essere al posto giusto, il nostro giocare a pieno il ruolo pensato per noi, che nessun altro può giocare! “
Allora Sara rise dentro di sé e disse: “Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!”. Ma il Signore disse ad Abramo: “Perché Sara ha riso dicendo “potrò davvero partorire, mentre sono vecchia”? C’è forse qualche cosa d’impossibile per il Signore? (Gen 18, 12-14)
Occorre fede, proprio come il lebbroso che torna indietro a lodare Dio! Perché Dio ti dà quello che credi!
“Solo la fede fa l’umanamente impossibile e dona forza sovrumana. Tu hai bisogno di forza, non vedi quanto sei debole? Tu hai bisogno di fede: non vedi quanto sei infelice? Conduci una vita “da pollo” mentre sei “un’aquila“: è da fessi. Lo so, è difficile abbandonare la tua “zona di comfort”: la pigrizia ti paralizza e la paura dell’ignoto di blocca. Te la racconti bene “No, non è per me, non fa al caso mio…per me non è questo il problema, c’è ben altro che nessuno capisce.” Invece il problema è proprio qui: muoviti, è tempo di vivere in pienezza e “rinascere dall’alto”, come spiegava Gesù a Nicodemo (Gv 3). Se esci dal branco, Dio farà di te una “donna vestita di sole” (Ap 12,1), un uomo “a misura della statura di Cristo” (Ef 4).” (Padre Giovanni Marini)
Forza amici! Camminiamo insieme! Grazie perché siete qui con noi!
Vi vogliamo bene!
Emanuele&Marianna
PS: Last but not least… per i più arditi, Aggeo 1, 2-11; 2, 4-7.9 e 18-19 “Ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria“.