Quando pregate non sprecate parole!

Dio desidera instaurare una relazione con noi e per farlo ci ha comunicato che viene ad abitare direttamente nel nostro corpo!

E noi? Vogliamo questa relazione? Siamo disposti a metterci in ascolto della presenza di Dio in noi? Ci lasciamo provocare da questo Suo gesto d’Amore?

Se entriamo nell’ottica che i segnali che il corpo ci manda sono tutti messaggi provenienti da Dio Creatore, ci troveremo a poco a poco a non perdere più tempo nel categorizzare questi segnali come negativi (dolore, perdita di funzionalità, traumi, malattie, difetti corporei…) o positivi (guarigione, prestanza, assenza di acciacchi, valori medici “normali”…), in uno sguardo puramente umano, quanto, invece, a vederli tutti in funzione della relazione con Dio stesso.

Ed è qui che entra in gioco la nostra responsabilità e il come decidiamo di comportarci con questi messaggi. C’è un dialogo tra me e Dio e il mezzo di questo dialogo è il corpo. Come quando mi metto in contatto con un amico tramite il telefono, per esempio. Ricevo un messaggio e sono davanti alla scelta: rispondo o lo ignoro? Proseguo lo scambio e magari lo trasformo in una relazione più autentica, reale e non virtuale, la approfondisco, mi metto in gioco…oppure la chiudo, perché, tante volte, più semplice e sbrigativo?

Questo accade in qualsiasi situazione della vita che ci coinvolge in prima persona: nel primo caso abbiamo la possibilità di lasciarci trasformare, mettendoci in gioco nel ricevere e nel dare; nel secondo non cogliamo l’occasione, presi dalla fretta, dalla pigrizia, dalla paura,… restiamo concentrati su noi stessi, i nostri progetti, le nostre idee, le nostre giornate perfettamente scandite e riempite, nascondendo una grande difficoltà, nella quale tutti cadiamo: l’incapacità di fermarci e lasciarci mettere in discussione.

La bella notizia è che abbiamo un Dio buono! Non ci abbandona e ci dà sempre l’occasione di ripartire, ci propone continuamente delle occasioni di rinascita: la Bibbia è piena di verbi introdotti dal prefisso “ri”… perché, non raccontiamocela, ogni giorno siamo davanti ai due casi prima descritti e chissà quante volte scegliamo il secondo! Noi siamo continuamente infedeli all’alleanza (ricordate Esodo??), Dio no. È qui che entra in scena la salvezza, e non la guarigione: sentiamoci bisognosi, perché “senza di me non potete fare nulla” ci dice Gesù!

La Buona Notizia che noi abbiamo sperimentato e che vi stiamo condividendo è proprio questa: il corpo è davvero l’unico dono che abbiamo, che resta con noi sempre, che viene con noi a lavoro, in casa, a letto, mentre abbracciamo qualcuno, mentre ci arrabbiamo, mentre….mentre quello che vi viene in mente! Tutto! Perciò è lì che c’è il nostro “ri”…”ri”partiamo dal corpo? Un corpo mi hai dato…per ricordarmi della Tua presenza in me!

Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 6, Gesù ci propone in modo estremamente sapienziale, come solo Lui può fare, una specie di vademecum del cristiano. Qui possiamo trovare davvero tutto ciò che è essenziale per vivere una vita alla Sua sequela! Per questo, come sempre, vi invitiamo a leggerlo per intero, pregarci su, approfondire, seguire le note e i collegamenti che la Bibbia vi propone…perché il cammino si dipana sempre in vie che subito non consideravamo o non vedevamo! “Le vostre vie non sono le mie vie” (Isaia 55, 8). Noi, qui, ci soffermeremo solamente su alcuni passaggi!

Questo è il brano dal quale siamo accompagnati nel Mercoledì delle ceneri e, quindi, che ci introducono alla Quaresima, quel tempo in cui ci viene data l’occasione di convertirci, prendere in mano la nostra vita e dirigerla sempre più verso Cristo. Anche questa è una grande occasione che ogni anno regolarmente ci viene offerta e che non si ferma lì! Perché il senso della Quaresima è quello di ricordarci che in ogni momento della nostra vita possiamo “ri”prendere in mano ciò che siamo, fare verità nel nostro cuore! Anche in quei 40 giorni, infatti, è nascosta la grande tentazione di scegliere la via facile, quella che ci fa perdere l’occasione, di tagliare corto nella relazione con Dio: pensare che sia soltanto un tempo di sacrificio e penitenza, fraintendendo le parole di Gesù, dandogli un’accezione negativa. È lì che entra Satana, il divisore, il depressore: ti fa dubitare dell’opera che Dio vuole compiere in te, distorcendo la realtà e il significato delle cose.

Da dove parte per farlo? Colpendo proprio la relazione. L’uomo vive grazie alle relazioni e, la prima e più importante, che stiamo prendendo sul serio all’inizio di questo percorso, è quella con Dio. Se Satana riesce a distorcerla, a creare in un’immagine fasulla di un Dio che vuole il proprio tornaconto, che ti educa con la legge del merito, che ti chiede sacrifici per acquistare punti Paradiso…allora vince e boicotta l’alleanza, quella vera, che Dio ha fatto con noi.

Se ci hai seguito finora o comunque se sei arrivato fin qui a leggere, presumiamo che tu abbia scelto la via del giocarti in questa relazione, di rispondere all’sms di Dio, di ascoltare e conoscere le leggi del corpo. La prima corruzione è la corruzione del concetto di Dio. Allora, andiamo avanti! Bisogna sistemare questo punto!

Una relazione va avanti se c’è comunicazione. E va avanti in modo sano e fecondo se la comunicazione è autentica e profonda. Comunicare non è dire parole e raccontarci la cronaca. È scendere nel profondo del nostro abisso interiore, dare un nome ai nostri “scheletri nell’armadio” e condividerli con chi abbiamo di fronte. E questo può anche avvenire in modo non verbale, ma con silenzi, sguardi, gesti. La comunicazione non è unilaterale, è un “dia”logo, appunto, e su questo livello si costruisce veramente sulla roccia!

Come comunichiamo con Dio? Pregando.

“Abbello! Che du pizze! Sempre con sta preghiera! Io non so come si fa! Cosa vuol dire pregare? Con chi? Non c’è nessuno di là che vedo, che mi ascolta, che mi risponde!”.

La via c’è, don’t worry!

Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.

“Perfetto, grande!! Allora posso farmi gli affaracci miei, tanto poi Dio mi dà quello che voglio! Non c’è nemmeno bisogno che glielo chieda, lo sa già!!” Attenzione! Stiamo già dimenticando che una relazione non è unilaterale. Il punto è, semplicemente, che abbiamo due orecchie e una bocca. Quindi? Impariamo ad ascoltare. Posso anche farmi gli affaracci miei tutto il giorno e non rivolgere parola a Dio, ma se sono in atteggiamento di ascolto e attenzione ai segnali che mi dona, saprò ricevere la Sua Parola che mi trasforma. Se, invece, mentre vago nella mia giornata, non sono nemmeno attento a ciò che Dio mi sta dicendo qui e ora, resto nella pretesa che Lui mi dia tutto “perché lo sa già di cosa ho bisogno” e non riceverò nulla di nuovo, ma pian piano diventerò vuoto e nervoso. Cosa cambia tra le due situazioni? Le mie antenne. Se sono attive, sarò anche io attivo nella relazione. Se non sono attive, sarò passivo. Il denominatore comune resta Dio, che, appunto, rimane fedele alla Sua alleanza e porta pazienza con noi poveri sgangherati. Meno male!!

Su questo punto dobbiamo metterci mano! Che tipo di preghiera abbiamo? Riusciamo a godere della relazione con Dio o siamo fermi alla cronaca (spesso nera, informiamo Dio delle nostre catastrofi sperando che ci risolvi i problemi con la bacchetta magica)?

Questa è la base e, prima di tutto per noi, non è stato facile costruirla da fidanzati! Sul nostro canale YouTube trovate il video https://youtu.be/-ADnnvYeRCQ nel quale vi raccontiamo perché! Questa, però, è stata una Grazia grande l’uno verso l’altra, perché abbiamo scelto di entrare in relazione tra noi e provocarci a vicenda sulle idee diverse che avevamo del Signore! Ad Assisi (corso “fìdanzati” o “fidànzati”) abbiamo capito che bisognava mettere mano alle nostre relazioni personali con Dio, per poi far crescere in modo ancora più fecondo la nostra! Questa è la partenza per tutti, per noi e per te in qualsiasi punto tu sia, single o in coppia, consacrato, sposato o semplicemente in ricerca! Tu e Dio!

Il nostro corpo, e così Dio che lo abita, ci informa continuamente: più gli diamo ascolto, più ci informerà e i recettori si attiveranno; più ci informerà e più avremo occasione di rispondere a nostra volta. Avremo un corpo vivo e saremo anche noi vivi! Incarneremo la parola di Gesù “pregate incessantemente”, perché incessantemente in connessione con il nostro corpo e, quindi, con il corpo di Cristo, i battezzati!

Il primo grande regalo che Gesù ci fa, proseguendo in Matteo 6, è il Padre Nostro. L’unica preghiera che Gesù ci lascia. “Ma come, oh! Già a contraddire, già a parlare! Non abbiamo appena detto di non dire parole? Che possiamo anche solo ascoltare?”. La sacralità di questa preghiera è proprio la posizione in cui si mette chi la recita. Si riconosce figlio, amato e bisognoso. Invoca il Padre Nostro, cioè di tutti, non si mette al centro, ma in relazione con Lui e gli altri nello stesso momento. Con questo atteggiamento Gesù la insegna, ti fa uscire dalla logica del “dire a Dio le tue cose” e ti fa entrare in quella del “chiedere per tutti l’essenziale”, quello che, infatti, Dio sa già prima ancora di chiederglielo. È la preghiera che incarni e che non dici a macchinetta, che ti fa sperimentare nella carne, nel concreto, nel corpo, un Dio che scende a salvarti se Gli lasci la palla, con fede. (Su tutto questo trovate un articolo sul blog dedicato!)

Il secondo passaggio di Gesù sul quale zoommiamo ci parla di luce:

La lampada del corpo è l’occhio: perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!

Entrando sul serio in questo tipo di comunicazione con Dio, non abbiamo più timore nel mostrarGli le nostre parti più intime, perché le ha create Lui stesso! Lasciamo che venga a cambiare il nostro occhio, a renderlo puro, come il Suo, in modo che anche noi possiamo vedere sotto una luce diversa il nostro corpo! Questa luce, poi, dall’interno, si rifletterà anche all’esterno, rendendo luminoso tutto il corpo e ciò che ci sta intorno! Il Signore ci sta dicendo: “Più entri in te e ti lasci incontrare da me, lì nel profondo dove regna il silenzio e spariscono i formalismi, più mi conoscerai, ti conoscerai e capirai che non c’è luogo più bello in cui abitare del tuo corpo! Lì, con me!”

Prima di tutto il Signore ti fa sentire amato, fa un passo d’amore per creare con te una relazione di fiducia. Se ti senti amato, allora puoi avere uno sguardo nuovo, quello dell’Amore che hai sperimentato su di te. Sei amato, quindi ti ami, quindi ami! Lo sguardo illumina te stesso e il mondo!

Capisci quanto siamo lontani anni luce dal modello della tv? Dal seno rifatto, dai pettorali scolpiti, dal sopracciglio disegnato? È tutto un altro mondo!

Capiamo, così, il significato di un terzo e ultimo passaggio di Gesù sul quale ci vogliamo soffermare. Lo sentiamo parlare dei tesori:

Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove nè tarma nè ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

L’abbiamo già detto, scritto, e lo ripetiamo, perché non ce lo ricordiamo mai abbastanza: il corpo è il tramite tra cielo e terra. È inscindibilmente legato a entrambi e in entrambi trova inizio e compimento. La gravità terrestre ci tiene con i piedi a terra e ci fa essere Suoi strumenti d’Amore qui, Sue pedine, per portare a compimento il suo piano d’azione (come siete messi con i giochi da tavolo? Quadro, caselle, pedine? Siamo in gioco noi e il cervello è il Suo!). La gravità celeste ci proietta verso il tesoro dei tesori. E se è vero che il nostro corpo è santuario e in esso Dio mette radici, si mostra a noi e noi a Lui, allora è altrettanto vero che queste due forze sono scritte entrambe nelle leggi del corpo e che possiamo essere già Paradiso in terra. Nel corpo, con il corpo.

Anche la natura nella quale siamo immersi ce ne parla.

“L’albero sale chiamato dalla luce; il grano cresce dalla terra chiamato dal suo futuro, dalla spiga dell’estate; il lievito fa salire la pasta; le maree si sollevano al ritmo del cielo. Anche il bambino, appena ne ha le forze, sta ritto, con tutto se stesso punta verso l’alto, verso la luce, come l’ago di una bussola, a quelle sorgenti che sono in alto. Cerca una vita verticale.” (Ermes Ronchi)

Allora, siamo creature pazzesche, in mezzo a una creazione pazzesca! Possiamo solo continuare a goderne! Restate con noi!

Grazie, vi vogliamo bene!

Emanuele&Marianna

PS: sempre per chi si annoia ( 😀 ) e vuole approfondire, Mt 23, 13-33 e Lc 18, 9-14

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