Sei a CASA

Un fremito
Un battito di ciglia
Il tempo di un sospiro
Lo spazio di una scintilla
Una goccia penetrata nella terra
E io
ci sono.
Forse ero già
nei sogni
nell’intuito
nel desiderio recondito.
Ma ora sono carne.

Mi divido
Mi moltiplico
Mi espando
trascinato, cullato, accarezzato
da una brezza a mille dita sottili
che mi porta dolcemente verso casa.
Posso essere tutto
posso essere molto
ma sono essenzialmente io.
Mi aggrappo,
abbraccio la mia mamma
sento la vita in me.
E mi attraversa un solco
inizio a pulsare
mi nascondo sotto una coperta.
E ancora come un’onda mi formo
come la risacca disegno
la sabbia del mare del tempo.

Mi stiro,
mi ripiego,
mi sento.
Mi percepisco
mi tocco
non c’è spazio fra me e la mia anima,
Fra la sottile pelle che indosso
e la mia fragilità estrema.
Ma questa è la mia forza.
Sono io, sono una storia, sono vita.
Tutto è da raccontare,
l’essenziale è già stato detto.
Sono una parola che diventa azione
sono un’azione scritta nel Cielo.

E più faccio me stesso
più scopro profondamente io,
l’identità che ogni mia cellula
canta, danza, nasconde.
Non c’è fine
all’infinito.
Non c’è cuore con un fondo.
Ora ho mani, viso, gambe
ora vibro, desidero, creo
quello che sarò.

Nel buio ho una compagna,
è un po’ me e un po’ la mamma
non so come fa
ma sa di me
sa di lei
intesse un noi
fatto di magia, di bellezza, di mistero.
È come se ci mescolassimo,
la mia mamma e io,
ci amalgamassimo mantenendo ognuno
il suo sapore
il suo odore,
rispecchiandoci a vicenda ciò che siamo:
siamo figli, siamo amati, amiamo.

È questo che mi nutre,
è per questo che lei cresce insieme a me.
Mi fa spazio,
si destruttura,
impara l’arte dell’accogliere,
dell’ascoltare.
Impara a lasciare andare prima il suo corpo,
perché poi possa lasciare andare il mio,
quando sarò pronto,
quando tutto sarà compiuto.
Siamo una melodia armoniosa
un’orchestra in cui ognuno impara se stesso,
una cassa di risonanza dove ascoltarsi,
dove udire le note del proprio destino.

Siamo luce,
siamo sfumature infinite di emozioni,
siamo luminosi,
nel nostro sguardo si legge l’oltre.
Ora sono pelle, carne, midollo
ora catturo ogni suo spazio,
ora sono più io che lei,
lei si prepara a donare la vita
io a riceverla.
Le onde non sono più lieve risacca del mattino,
l’alba lascia spazio al tramonto
il vento ne increspa i flutti,
si prepara una tempesta,
il cielo infuocato tingerà di rosso l’abisso.
La terra darà alla luce il seme.

Tamburi,
tamburi lontani
battono i polpastrelli del tempo,
un ritmo lento,
poi continuo,
poi cadenzato,
concitato
fremente
intenso
forte
potente…
io dentro,
lei fuori.
io oggi,
lei ieri.
Lei domani.

Io mi spingo, mi aggomitolo, mi arrotolo.
Lei sospira, vocalizza, canta.
Lei si muove nell’istinto del corpo,
io la seguo e la guido,
io mi stringo, mi allungo,
mi formo di nuovo.
È lei ora ad essere trascinata,
è lei che passa dal pieno al vuoto
dalla morte alla vita.
È lei ad attraversare le tenebre,
a cercare casa, riposo, occhi.
E io con lei in questa via impervia,
in questo viaggio inizio a capire
che per moltiplicarsi bisogna spezzarsi
che l’amore se non cresce muore
che il seme deve creparsi per fecondare
il fiore aprirsi per amare,
il corpo lasciarsi attraversare per donare.

E nell’apice della vita,
nella pienezza,
si tocca la morte
perché tutto possa essere nuovo,
di più,
il meglio.
E nell’esalare l’ultima, lunga, eterna spinta
io vedo la luce.
Sperimento di nuovo il vuoto
e le sue braccia profumate che mi stringono,
la sua pelle che di nuovo mi avvolge,
più vera,
i suoi occhi senza parole
che sussurrano:
sei a casa.

Mery

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