Tanto così

Quando ci siamo messi insieme, in mezzo ai nostri pocci, abbiamo capito che senza Gesù…non potevamo fare molta strada. E allora abbiamo iniziato un fidanzamento insieme a Lui.

Quando ci siamo sposati l’abbiamo messo ulteriormente al centro della nostra vita, sposandoci contro ogni aspettativa e senza nulla. Desideravamo che fosse Lui a dominare. Non il contesto, non il lavoro, non la casa. Lui e noi. E abbiamo detto il nostro Sì.

Quando abbiamo iniziato a lavorare mettendoci tutto il nostro impegno, la nostra dedizione, passione…subito è nata la percezione che non potevamo tenerLo fuori nemmeno da questo ambito. Un corpo mi hai dato è frutto di questa percezione!

Da là ad oggi, quindi, tanti tentativi, tanti entusiasmi, per dire a Gesù quanto ci teniamo che sia al centro della nostra vita.

Perché scriviamo queste cose? Perché oggi?

Festa dei Santi Pietro e Paolo. Il più grande rinnegatore e il più grande persecutore. Ma, i più grandi nella storia della Chiesa, potremmo dire. Colui al quale Gesù ne ha affidato le chiavi…e colui che ha in bocca la testimonianza del Vangelo più accesa e appassionata. Poca roba.

3 mesi fa, circa, per Grazia, abbiamo potuto condividere un momento di preghiera con un sacerdote e una famiglia amica, meditando proprio il brano della liturgia di questa festa, nel giorno della vigilia.

Gv 21, 15-19. Quando Gesù mette alle strette Pietro per 3 volte. Per 3 volte Pietro ha rinnegato Gesù, e qui gli viene chiesto di riscattarsi. Per 3 volte Gesù vuole sentirsi dire l’amore che Pietro ha per Lui.

Nel meditare questo passo, la prima cosa che ci è stata chiara davanti è che Gesù, così facendo, chiede il primato assoluto. Chiede di essere messo davanti a ogni cosa. Nel cuore di Pietro non ci può essere che Lui. E così fa con noi.

Ogni giorno, in ogni momento, soprattutto quando le giornate vanno da schifo, ti senti un lombrico, il lavoro ti ruba tempo e spazi, i figli ti chiedono amore e tu non sei capace nemmeno di darne a te stesso…o il fidanzato ti ha mollato, ti rompi una gamba e non puoi più fare sport, perdi una persona cara…sempre, comunque, in ogni situazione, Gesù sta lì alla porta, bussa e ti chiede “Mi ami più di costoro?”.

Ecco, a parte il fatto che è il capitolo 21 e per noi il numero 21 è la garanzia che c’è qualcosa di buono per noi…è proprio questo. È questo quello che si è presentato al nostro cuore dal fidanzamento a oggi. Quel sentore che Gesù…doveva stare sempre là. Sopra a tutto a tutti. In un qualche modo. Meditare questo brano ci ha riportato a questa essenza, a questa nostra convinzione interiore che è la stessa che ci lascia tristezza quando vediamo che ci lasciamo andare al compromesso, al conformismo, all’amore per le cose del mondo. Tutte le volte che, anche per poca roba, non siamo capaci di proclamare, prima di tutto dentro di noi e poi fuori, l’amore per Lui, è un tradimento, è un rinnegarLo. E, sappiamo com’è finita per Pietro…scoppiò in pianto.

Quando ci accorgiamo di essere in mezzo alle nostre lacrime (e dobbiamo proprio accorgercene, perché non sono sempre belle visibili queste lacrime)…facciamo risuonare in noi quella domanda “Lele, Mery…mi amate più di costoro?”.

Questa liturgia è la stessa che viene ascoltata nel giorno dei mandati. Quando viene eletto un pastore, un papa, un ordine religioso…questi due Santi sono i Santi del mandato, della missione. E, dopo esserci ricordati che Gesù manda proprio quei due che non diresti mai, non possiamo che chiederci “Ok Gesù, dato che anche noi siamo dei poveracci, capaci soltanto di grandi entusiasmi e poi di rinnegarti…ci mettiamo in ginocchio, davanti a te, nel chiederTi come puoi renderci tuoi discepoli. Ma sul serio però, non da Sabato sera o da Domenica mattina. Sempre, a tempo pieno. Noi siamo famiglia, non siamo un sacerdote, non siamo un consacrato…ma siamo sposi in Te. Come ci mandi? Dove?”

Queste sono domande che scottano davvero. Queste sono quelle che ti suonano dentro e fanno vibrare di nuovo le corde dell’anima. Queste sono quelle che ci hanno accompagnato finora e che continuano ad accompagnarci. Guai se non fosse così.

Perché a noi, detta come va detta, non ce ne frega niente di avere una bella immagine da regalare, di mostrarci impeccabili, di dare una prestazione extra mega iper super da professionisti top di gamma…questa roba non ce l’abbiamo e non perdiamo più tempo a cercarla, cosa che ci siamo illusi di fare anche noi, per un po’. Ce ne frega di dare quello che abbiamo. Noi stessi. E se Gesù vive nel nostro corpo, anche solo in modo flebile, quello trasfigurerà tutto.

“Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo dò: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!”

È la potenza di Gesù che salva! Pietro sa andare oltre lo sguardo di quello storpio. Non si ferma alla sua richiesta, umana e comprensibile…va oltre. Sa riconoscere che dietro a quella richiesta c’è un bisogno di salvezza più grande!

Cosa vuoi coltivare? Dove stendi le tue radici? Dove sta il tuo cuore? Dio o la ricchezza? Non c’è una modalità di compromesso, che fa andare d’accordo le due cose. O vivi o sopravvivi. Creare relazione con Dio è una scelta, è adesione totale, è riconoscere in modo autentico dove sta il senso della tua vita. Se ti nutri di Dio il tuo corpo sarà trasfigurato. Se ti nutri di ricchezza il tuo corpo sarà cadaverico.

Se rispondi Si, è Si. Non puoi rispondere “Si, ti voglio bene, però devo anche avere un lavoro sicuro, guadagnare bene, avere certe sicurezze…”. Il di più viene dal Maligno.

Infatti, nelle 3 risposte che Gesù lascia a Pietro ci sono piccole differenze. Non sono identiche. Nelle prime 2 è un pascere che sa di “creare spazio”. Dice a Pietro che se davvero gli vuole bene, deve creare spazio per Lui nel suo cuore. Deve accoglierLo. E nella terza è un pascere che sa di protezione. Proteggere dagli assalti. Quindi prima accogliamo Dio in noi, poi lo proteggiamo da tutto ciò che non è Lui.

E allora, si, Gesù. Ecco perché questa domanda ci ha tanto assillato. Ecco perché continua a farlo. Perché dopo che incontri la gente, cerchi di aiutarla con ciò che hai di tuo, e solo tuo…e non sazia mai abbastanza…beh, allora viene per forza, quella domanda. “Ma io…ti amo più di costoro, anche più dei miei metodi, delle mie cose, dei miei studi, delle mie scoperte, dei miei doni? So metterti in primo piano e farti passare nel cuore degli altri?”

Noi ti abbiamo accolto, come abbiamo potuto. Ti facciamo spazio ogni giorno, come possiamo. Ora desideriamo proteggere questa Bellezza e ridonarla. È la fame che abbiamo tutti, è la sete di ogni uomo!

Noi pensiamo di essere ancora molto indietro. Sicuramente, qua e là, qualche compromesso ancora c’è. Un sì ancora non del tutto nitido, c’è. Tuttavia, di passi ne abbiamo fatti tanti, tanta roba che non è Dio la stiamo lasciando per strada, continuiamo a camminare e oggi, caro Gesù, nei panni di Pietro, possiamo dirti, timidamente:

Si, tu sai tutto, sai che ti vogliamo bene. Tanto così.

Come i bambini, quando gli chiedi quanto ti vogliono bene, sanno andare oltre alle tue storture, alle tue mancanze…e ancor più, sanno andare oltre alla loro immaturità, pianti, grida…e ti allargano le braccia facendo più di 180 gradi…perché di più, non possono! Un amore che va sempre oltre. Come quello di Dio per noi. E noi per Lui?

Ti vogliamo bene tanto così, Gesù, e Tu lo sai. Sei quel mare, davanti, che non può essere preso con le braccia…e desideriamo continuare a naufragare in questo mare, che sei Tu, che è il Tuo cuore, che è il Tuo corpo.

Naufraghi che perdono tutto. Ma che hanno Te!

Lele&Mery

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