In questi giorni le letture ci raccontano tre storie profondamente intrecciate tra loro, che addensano l’attesa del Natale, ne dipanano le sfaccettature, ne intessono le trame con concretezza. Se volete saperne di più dell’Avvento chiedete a loro lo sguardo giusto, gli occhiali migliori, la saggezza del grembo.
Anna, Elisabetta e Maria. Tre donne che sanno abitare questa attesa, che incarnano la veglia pronta, che con lo sguardo puntato verso il Vero Sposo sanno filtrare la realtà senza inganno o distrazione. Sono donne, è nella loro fisiologia rendere fecondo e traboccante il tempo. E’ nel loro più profondo essere accogliere, creare, dare identità alla vita, soprattutto quando richiede un cambio di prospettiva, soprattutto quando c’è tanto rumore intorno e il vociare confusionario degli eventi ne fa disperdere il significato.
“Dove sei?”
Una domanda tagliente, penetrante, suscita paura e provoca al silenzio.
“Dove sei?”
Rimbomba nel nostro cuore questo richiamo assordante.
“Dove sei?”
Sotto tutte queste lucine intermittenti, carte dai colori sgargianti, corse all’ultimo regalo (che tanto cosa gli regalo a quello che non ci parlo da anni, però non voglio fare brutta figura che poi interrompo il treno del buonismo e “fa brutto”)… io dove sto? Sono vivo o sopravvivo? Ma il Natale è un dono di Vita o un palliativo verso la morte?
“Ho avuto paura… perchè… sono nudo”
Davanti a Dio abbiamo paura di chi siamo davvero, nel nostro cuore la nostra nudità è verità. Non è possibile nascondersi. Come uno specchio mi vedo, mi comprendo.. e vorrei scappare. Ma fermati! Non farlo.
Quello specchio è l’occhio di Dio, è il suo sguardo, la Tua Verità.. Ma fermati! Non temere! Anche oggi Lui c’è, anche oggi vuole amarti, anche oggi vuole donarti la Vita, anche oggi fa delle tue fragilità vette d’amore. Anche oggi è Natale. Questo è Natale.
Non temere.
Nulla è impossibile a Dio!
Lc 1, 30.37
E, invece, sì! Sorridi della tua fragilità e ascolta.
C’era una donna, Anna. Tutti i giorni disperata piangeva. Piangeva perchè “tutte tranne me”. Piangeva e chiedeva a Dio risposta. Abitava il suo dolore in ginocchio, abitava il suo dolore mantenendo fissa solo una cosa: “Adonai”, il vero volto di Dio.
C’era Elisabetta, con la vecchiaia aveva rinunciato alla maternità. Era andata oltre. Aveva fecondato la sua vita con la preghiera, affidandosi. Aveva saputo riconoscere Dio nel silenzio, nella solitudine, in quella che agli occhi del mondo era sterilità punto, era deserto punto, era la fine. Elisabetta abitava la speranza con fede.
E, infine, Maria. Una piccola donna, una vergine consacrata, che aveva scelto consapevolmente un altro tipo di maternità, aveva scelto di essere utero per il mondo, di abbracciare l’originale unicità di ogni anima.
Seh.. Sara ride! Davanti alla chiara manifestazione di Dio lei nega, è incredula, si lascia definire dalla sua fragilità (Gen 18, 14).
Non posso avere un figlio in vecchiaia.
Non posso recuperare gli anni persi dietro al nulla.
Mio papà è morto, non torna più.
Ormai ho sbagliato, non posso rimediare.
Non posso perdonare quella persona, mi ha ferito troppo e troppe volte.
Questo problema è irrisolvibile.
Non c’è un senso alla morte.
Non c’è un senso al dolore.
Non c’è un senso nella prigionia.
Non c’è un senso.
Poi è arrivato Dio.
Ha guardato il cuore, ha guardato l’anima, ha guardato la nudità di Anna, Elisabetta e Maria. E gli ha fatto una proposta. Una proposta di Vita.
E tu? Quale proposta ti sta facendo Dio?
Come possono illuminarci queste tre donne?
Nel loro modo di coltivare l’attesa. Tutti aspettiamo, desideriamo, aspiriamo a qualcosa. Tutti sognamo. Sì, sorridi pure Sara 2.0, ma se guardi dentro te sono certa che qualcosa c’è.
Dove sei?
Non nasconderti! Non avere paura!
Anna, Elisabetta e Maria hanno qualcosa da dirti: abita l’attesa. Cambia lo sguardo. Esci dai tuoi schemi. Senti il dolore, lascialo venire. Lascia che le lacrime fecondino la tua terra arida. Apriti a te stesso. Apriti al significato delle cose. Non accontentarti di un orizzonte orizzontale, del giudizio che hai fatto pesare su di te fino ad oggi.
Nasci.
Nasci amato da quello sguardo che vuole penetrarti. Nasci nudo, perchè tu possa riflettere nello specchio la tua unicità. Nasci libero, liberato, sollevato dalle zavorre inutili.
Nasci ricco nella mangiatoia dell’abbraccio di Dio.
Come si fa? Scegli di farlo. Lasciaglielo fare, a Lui. Renditi solo disponibile. Feconda l’attesa con lo sguardo di figlio amato. Sii neonato.
Rubando le parole ad Ef 3,20: “L’amore di Cristo supera ogni conoscenza, perchè siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio”.
Che amore è questo? L’amore oltre la tua misura, a misura di Dio. Non è un amore che si può capire, spiegare, razionalizzare, definire scientificamente. E’ un amore che va sperimentato. Lasciati riempire. Se sei pieno di altro svuotati. Oggi è la tua occasione, oggi attendi il Natale, inizia da qui.
E ti lascio con un’ultima chicca. Se sei arrivato fino qui, manca poco promesso.
Quando Elisabetta incontra Maria avviene un gioco di specchi, un gioco di sguardi d’attesa, un gioco di promesse realizzate e in potenza, che si sintetizzano e concretizzano le une nelle altre. Il gioco dei testimoni.
Maria va da Elisabetta dopo che Gabriele le ha detto che è al sesto mese di gravidanza: parte in tutta fretta per andare a trovarla, non solo per condividere il miracolo tanto atteso, ma anche perchè sarebbe stata la concreta conferma di quanto affermato dall’angelo per lei stessa. Maria è umana come noi, ha bisogno di segni concreti come noi, ne ha bisogno in fretta come noi. E quando incrocia lo sguardo dell’amica di riflesso vede se stessa in lei, come uno scorcio di futuro che si avvera nel presente. Maria tocca la sua verità: è incinta, primo trimestre, ambivalenza. Ed Elisabetta perfettamente allineata con la simbiosi del secondo trimestre esulta di gioia nel grembo mescolandosi con Giovanni. E in un condensato di presente, passato e futuro Maria canta il Magnificat, il canto dello stupore del primo trimestre, della realizzazione della promessa di Dio tra i paradossi della vita. Un canto ispirato alle parole della stessa Anna, che dopo aver partorito Samuele lo offre a Dio nel tempio dicendo.
“L’arco dei forti si è spezzato, ma i deboli si sono rivestiti di vigore. I sazi si sono venduti per un pane, hanno smesso di farlo gli affamati. La sterile ha partorito sette volte, la ricca di figli è sfiorita. Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire. Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta”
1 Sam 2
Questo è possibile anche per te, si sta realizzando in te…
C’è un miracolo anche per te!
Buon Natale!
Mery
Sono commossa…che meraviglia!!! Che grazia ricevere proprio oggi queste parole così cariche di attesa e di speranza, di fede certa nel compimento delle promesse di dio…”io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo!” (Matteo 28, 20)
Grazie Marianna! Grazie Gesù! Lode al nome Tuo!! 🙏
Che possiamo sempre essere testimoni gli uni per gli altri dei miracoli che Lui compie nella nostra vita, ogni giorno…del Suo Amore infinito e misericordioso 🕊☀🌌
Buon Natale a tutti voi!!!